(voce di SopraPensiero)

Nel 1905 l’editore Hoepli pubblica, a cura di Giovanni Sforza, i Brani inediti dei Promessi Sposi; si tratta non di brevi aggiunte o correzioni, ma di interi capitoli che Manzoni decise in pratica di sopprimere al momento della stesura definitiva. In particolare la vicenda di Gertrude – la Monaca di Monza – veniva in origine trattata e presentata in maniera molto più dettagliata.

Naturalmente tale pubblicazione ebbe risonanza nel mondo della critica letteraria e diede inizio a dibattiti e a varie interpretazioni sulle ragioni che spinsero il Manzoni a sopprimere o modificare radicalmente la narrazione di certi episodi. Il Pellizzari si inserisce in questo dibattito confutando l’idea che l’eliminazione sia stata causata da “convenienza” religiosa. Le “terze pagine” dei giornali dell’epoca si dilungarono parecchio su questo tema e in particolare Vincenzo Morello – Rastignac – dalle pagine di «La Tribuna» si fece portatore della posizione del “libero pensiero”. In appendice Pellizzari prende in esame dettagliatamente le considerazioni, tra quelle che lui reputa più significative, che la critica dell’epoca portò avanti su questi capitoli inediti.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Il volume dei Promessi Sposi mi tornò fra mani, per necessità del mio insegnamento, l’anno scorso, in un periodo assai triste della mia vita; ero malato moralmente, in preda d’una crisi psicologica che durava già da gran tempo e toccava allora il grado di maggiore acutezza, procurandomi affanno e travagli grandissimi. Quante volte avevo io già letto il romanzo manzoniano? Non saprei dire; certo molte, moltissime, forse una diecina: erano ancóra sul vecchio volume le tracce delle prime letture infantili e delle altre, dell’adolescenza. E volli rileggerlo ancóra, tutto, e ne provai súbito un’impressione cosí benefica, come potrebbe risentire chi giungesse stanco dopo un lungo cammino per una via arida di polvere e di sole, all’ombra fresca d’un chiostro solitario. In verità, erano in quel libro, dal principio alla fine, un’aura così pacata di serenità, una fede, una speranza cosí salda, una delicatezza di sentimento cosí squisita, che a me sembrava di trovarvi non solo riposo, ma anche conforto. Il pensiero che un altro uomo, a cui pure non erano rimasti ignoti certi travagli dello spirito, avesse potuto conseguire quella calma rassegnata e fidente, era già tale, o mi sembrava, da dover porgere come un sottil filo di speranza a chi ormai ne avesse deposto anche il pensiero. Io mi sorpresi a trepidare di nuovo, come quand’ero fanciullo, per le sorti di Lucia Mondella, a odiare la losca figura di don Rodrigo, ad amare il buon frate Cristoforo.

Scarica gratis: Il delitto della Signora di Achille Pellizzari.