Vèra, figlia più giovane di un nobile proprietario terriero russo, compie un percorso di consapevolezza assistendo dapprima all’atto di affrancamento del febbraio 1861, leggendo poi le vite dei martiri cristiani e costruendo quindi una visione mistica della propria vita.
Su questo substrato si innesta l’incontro con un professore di idee liberali, condannato al confino nella propria proprietà, del quale si innamora. Ma costui viene dapprima deportato e poi muore. Vèra assiste quindi a un processo contro un gruppo di nichilisti e decide di dare corpo alla sua vocazione al martirio “salvando” quello tra loro condannato alla pena più severa.
Lo sposa, grazie all’intercessione di un anziano ex-ministro che fu innamorato della madre di lei, e, commutata la pena di lui alla deportazione in Siberia, può quindi accompagnarlo.
Il personaggio di Vèra si affianca ai personaggi di altre opere degli anni ’60 dell’800; tra tutte citiamo il Che fare? di Černyševskij prelevabile in questa stessa biblioteca Manuzio.
La traduzione – anonima – di questa edizione elettronica comparve a puntate come romanzo d’appendice sul quotidiano socialista «Avanti!» fin dal primo numero (25 dicembre 1896) e per 25 puntate.
Risulta sostanzialmente corretta e con pochissimi tagli (il più consistente è una descrizione dei sentimenti di Vèra alla partenza del suo mentore, all’inizio del capitolo VIII), anche se poco curata e con linguaggio talvolta poco attuale. Una bella traduzione di questo breve romanzo – largamente autobiografico – (ma, appunto, non la “prima” come si autoproclama nella quarta di copertina) è quella di Alessandro Sfrecola, edita abbastanza recentemente (2005) con utile apparato critico e introduzione di Michel Niquex.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Avevo 22 anni quando andai ad abitare a Pietroburgo.
Tre mesi prima, avevo compiuto i miei studi in una università straniera, e rientravo in Russia col diploma di dottore in matematica.
Dopo aver vissuto cinque anni da sola o quasi da eremita in una cittaduzza della Germania, mi sentii trascinata e direi quasi inebbriata dalla corrente della vita di Pietroburgo. Dimenticai temporaneamente tutte le mie ricerche sulle funzioni analitiche, sull’estensione e le quattro dimensioni, che, poco tempo prima, occupavano tutto il mio essere pensante; e con tutta l’anima mi diedi ad interessi nuovi, facendo conoscenze a destra e a sinistra, cercando l’occasione di penetrare nei circoli della capitale e seguendo con un’intensa curiosità tutte le manifestazioni di questo movimento perpetuo, così complicato, ed in fondo così vuoto, che chiamasi la vita di Pietroburgo, e che a primo aspetto sembra qui così piena d’incanto. Tutto mi attirava, e tutto mi rendeva felice, i teatri, le serate filantropiche, i circoli letterari con le loro discussioni senza fine e senza alcun apparente risultato, sui temi più diversi e più astratti. L’interesse di queste discussioni, che per i frequentatori abituali era a lungo andare sensibilmente diminuito, per me conservava tutto il prestigio della novità.
E ad esse io partecipavo con tutta la vivacità di cui è suscettibile il Russo, di sua natura ciarlone; e poi, io arrivavo dall’estero dove non avevo frequentato altra società che quella di due o tre dotti, ciascuno illustre nella sua unica specialità, ed incapaci di capire che si possa spendere un tempo prezioso in parole inutili.
Scarica gratis: Una nichilista di Sof’ja Kovalevskaja.