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(voce di SopraPensiero)
Giuseppe Mendicino, Portfolio alpino. Orizzonti di vita, letteratura, arte e libertà, collana “Paradigma”, Priuli & Verlucca, Scarmagno (TO) 2018, pp. 234, € 16,90, EAN: 9788880688570
Solo due anni fa Giuseppe Mendicino aveva pubblicato una importante biografia di Mario Rigoni Stern. Importante perché frutto, oltre che di lunghe ricerche e studio, di una vera amicizia, maturata nei loro molti incontri. E infatti quel testo ha un gusto tutto particolare: è la biografia di un amico molto ammirato, da cui ha ascoltato aneddoti e riflessioni che ne mettono in luce l’animo più ancora dei fatti.
In quel lungo sodalizio Mendicino ha imparato a conoscere molte persone che Rigoni Stern stimava, ha letto i loro libri e ha ammirato le loro opere d’arte; e –quando possibile – si è recato a conoscerli. E poi gli amici degli amici. Sempre con quel suo gusto per l’incontro umano che a volte arriva a profondità cui il più classico lavoro critico spesso non riesce ad attingere.
Una parte di quel lavoro e di quegli incontri ci viene oggi offerto in questo Portfolio alpino. Ritratti, di personaggi apparentemente eterogenei, non fosse per l’amore alla natura e alla montagna. Eppure si intravvedono legami più profondi: «In alcuni il senso etico è più forte, in altri più lieve. Sono tutti, comunque, uomini e donne che hanno tenuto fede con caparbietà ai loro principi di libertà, alcuni più generosi e solidali, altri più individualisti. In tutti, una grande passione per le montagne» (Introduzione, p. 7).
Mi sembra di poter dire che ciò che soprattutto attrae Mendicino sia il senso della responsabilità civile; questa dirige i suoi interessi e la scelta di persone da incontrare. Ancora nella sua Introduzione specifica: «Vite esemplari di alcuni dei nostri “maggiori”, così potrebbe essere intitolato questo libro: Tina Merlin, Primo Levi, Massimo Mila, Nuto Revelli, Ernest Heminqway, Dino Buzzati, e altri meno noti, ma che sarebbe un peccato dimenticare. In qualche caso ne ho scoperto le opere nei mercati di vecchi libri o tra gli archivi, studiando la loro storia e quella del loro tempo; altri li ho conosciuti di persona, per scelta e per quanto potevo».
Ritratti in cui si coglie grande empatia, il desiderio di raccontare momenti significativi delle loro vite, senza la pretesa di renderne una biografia esaustiva. Cosa che Mendicino saprebbe fare, lo ha dimostrato con Rigoni Stern. Ma non era questa la sede. Qui l’intento – e mi sembra di poter dire che lo abbia raggiunto, – è “introduttivo”: «Spero che questo libro stimoli a saperne di più delle donne e degli uomini di cui narra, e vorrei che i lettori salissero sulle loro montagne cercando, se l’uomo non le ha rovinate, quel soffio di libertà che sentivano loro, la stessa ampiezza di orizzonti, naturali e civili».
È, in fondo, il processo di avvicinamento che ha compiuto lo stesso autore. L’empatia di cui parlavo – e l’amore per la montagna – ha spinto Mendicino sulle montagne care alle persone di cui narra, in tutto l’arco alpino. E, avendo profondamente interiorizzato i loro scritti e le loro confidenze, è in grado di condividerne sensazioni, emozioni, malinconie e trasalimenti.
La scrittura diviene così più intima e personale. E lo stupendo acquarello di Nicola Magrin che fa da copertina al libro ce ne restituisce il timbro.