(voce di SopraPensiero)

 

È il testo dove la concezione filosofica di Baratono, tra i primi in Italia a tentare un confronto con la critica kantiana nell’ambito dell’estetica, assume i contorni più organici e definitivi. Cercando lo spazio per un percorso alternativo a quello proposto dal neo-idealismo italiano e in particolare da Gentile, in questo scritto si vuol raggiungere la “prova esistenziale” della spiritualità del contenuto sensibile.

Contro l’impostazione gnoseologica che soggettivizza il mondo, quindi contro l’assolutizzazione del soggetto, Baratono elabora un’impostazione estetica che vede nel mondo sensibile “la forma dell’esistenza”, e afferma la profonda alterità di soggetto e oggetto di fronte al quale la filosofia è destinata a naufragare. In una comunicazione alla sezione piemontese dell’Istituto di studi filosofici nella primavera del 1940 (Per un occasionalismo sensista, in Concetto e programma della filosofia d’oggi, Milano 1941, pp. 227-251) Baratono definì questo suo corpo dottrinario “occasionalismo sensista”. In questa prospettiva, il “mondo sensibile” di Baratono è di per sé, indipendentemente dal soggetto conoscente, perché tutto è risolto nel “mondo dentro e intorno a noi”. L’esperienza estetica conduce ad un’idea pura in forma sensibile che vale per sé; il sentimento, quindi, lungi dall’essere considerato il primo stadio della conoscenza, è la vera esistenza, cioè qualcosa senza cui non sono né la percezione né il concetto e nemmeno l’idea.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Il mondo sensibile è tutto ed è nulla.
Per la filosofia, il mondo sensibile non è nulla. Come conoscenza e verità teoretica, la sensazione, prima e dopo Platone, non è nulla di reale; tutt’al più, essa è creduta una realtà soggettiva, psicologica, la più soggettiva delle realtà. Un colore, un suono, una sensazione organica, che valore reale posson avere? Non soltanto questi sono elementi empirici sparpagliati, semplicemente contigui nello spazio e nel tempo, i quali attendono dalla memoria e, attraverso questa, dall’intelletto la loro unificazione, nei rapporti, appunto, di spazio e di tempo, e poi nelle categorie logiche che li fanno diventare la tale cosa o il tal fatto e in questa guisa ce li fanno comprendere: cosicchè anche il più opaco sensismo, nonchè quello d’un Gassendi, di un Locke, di un Condillac, deve finire col riconoscere in essi dei semplici contenuti di una forma logica, dei punti di partenza all’attività pensante, dei fenomeni organizzati dalle categorie superiori; ma perfino l’esser queste sensazioni suoni colori dolori ecc., e l’esser in genere sensazioni, questo loro «essere», dico, si realizza ed «è» insomma suono o colore o dolore sol in quanto è idea.
L’idealismo è inoppugnabile. Conosciamo teoreticamente qualcosa, fosse pure una minima sensazione, come quella tal cosa, in quanto la pensiamo, la realizziamo nell’idea di sensazione o di quella sensazione. Il sensibile in sè, fuori della mediazione del pensiero, non è dunque nulla, o meglio non può essere nulla: è un non essere.

Scarica gratis: Il mondo sensibile di Adelchi Baratono.