(voce di SopraPensiero)

 

Due banditi assaltano un ufficio postale e l’episodio segna pesantemente i destini dei tre impiegati coinvolti: uno cade ucciso nel vano tentativo di salvare la cassa lasciando moglie e figlioletto in gravi difficoltà. Il secondo riporta leggere ferite ma passa da eroe e raccoglie onori e avanzamenti di carriera.

Il terzo che, consapevole dell’inutilità di ogni resistenza e non per viltà, si lascia sottrarre la cassa, si vede dapprima sospettato come complice e si attira la disistima generale e vede compromessa la propria carriera. Su quest’ultimo si sofferma l’attenzione dell’autore analizzando il concetto di giusto e errato nella situazione in quanto tale, indagando sul concetto di viltà, sul valore della vita umana in relazione ai propri cari, sulla sofferenza dell’isolamento dalla comunità che lo disprezza. Si trasferisce a Oslo, conosce uno dei rapinatori e giunge alla riabilitazione con un mezzo imprevedibile e singolare tramite un emozionante faccia a faccia con il collega “eroe”. Da sottolineare la parte, sullo sfondo ma non per questo meno significativa, della moglie del protagonista e della vedova dell’ucciso, diverse per temperamento e il cui carattere è magistralmente delineato.

In appendice la novella Efraim Ben Ruben, la vita di un ebreo vissuto in Scandinavia e contraddittoriamente attratto dalla terra promessa, che in quegli anni (anni ’30) si andava ripopolando dei discendenti dell’antica comunità israelitica.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Un venerdí sera verso le sette e mezzo accadde qualcosa che sconvolse una intera città e diffuse ampiamente la paura. Era un fatto del tutto inatteso, insolito e truce: conforme ai migliori esempi americani l’ufficio postale della città era stato svaligiato da due banditi armati di rivoltella.
Le prime voci annunciarono che c’erano due impiegati uccisi: esageravano, perché uno aveva riportato soltanto una ferita alla testa. L’altro invece era morto per davvero.
Nell’ufficio si trovavano tre funzionari: Berger, Kvisthus e Lydersen, tutti fra i trentacinque e i quarant’anni. Soltanto Lydersen era scapolo, e per età era quello di mezzo, avendo due anni meno di Berger.
Il luttuoso episodio accadde subito dopo la chiusura dell’ufficio. I fattorini si erano recati alla stazione con la posta in partenza; perciò nell’ufficio rimanevano soltanto i tre ricevitori. Lydersen stava per chiudere nella cassaforte gli incassi della giornata, Kvisthus si dirigeva con la sua cassa verso un altro locale e Berger faceva il conto dei vaglia in una stanza attigua. La sua cassa era la maggiore, ammontando a un settemila corone, mentre le altre due si aggiravano fra le duecento e le quattrocento corone, francobolli compresi.
La scena si svolse con celerità fulminea e brutale. L’unico che forse avrebbe potuto narrare come ebbe inizio era Kvisthus che, quando giunsero i banditi, si trovava vicino alla porta posteriore. Ma appunto Kvisthus era il morto: probabilmente aveva osato un contrattacco ed era stato abbattuto all’istante.

Scarica gratis: Due vivi e un morto di Sigurd Christiansen.