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(voce di SopraPensiero)
In questo testo Flammarion riprende e sviluppa idee che gli sono care: l’immortalità dell’anima, trasmigrazioni multiple su questa terra e in altri mondi, la disaggregazione del corpo dopo la morte, il suo rinnovamento, l’indistruttibilità dell’atomo psichico, centro organizzatore della forza che collega molecole e atomi nella materialità dei corpi. Ne scaturisce una suggestiva miscela di romanticismo e scienza.
Partendo dall’incontro nei sogni tra un giovane e Urania, musa dell’astronomia, la vicenda, a metà strada tra romanzo e saggio scientifico, tra realtà e finzione, ci porta verso considerazioni di tipo spirituale. Si parla di vita su altri pianeti, della creazione e dell’estensione dell’Universo, della realtà dello Spirito. Flammarion vuole progredire nella comprensione del grande problema dell’uomo, per conoscere l’Universo e la sua origine. Alla fine del libro l’autore offre al lettore il proprio testamento scientifico, le sue idee filosofico-religiose, in forma di aforismi, il risultato della sua indagine. In conclusione sembra all’autore di poter scorgere indizi che suffragano l’idea che la morte non è che un passaggio da uno stato ad un altro aprendo all’anima l’occasione di nuove peregrinazioni che potranno essere più o meno felici in proporzione all’aver più o meno bene vissuto.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Io avevo diciassette anni: Lei si chiamava Urania.
Urania era dunque una giovinetta bionda dagli occhi azzurri, un sogno primaverile, un’ingenua ma curiosa figlia d’Eva? No, ella era semplicemente, come negli antichi tempi, una delle nove Muse, e precisamente quella che presiedeva alla Astronomia e il cui sguardo celeste animava e dirigeva il coro delle sfere; essa era l’idea angelica che si libra al di sopra delle terrestri plumbeità, e non aveva nè il cuore i cui palpiti si comunicano a distanza, nè il tepente calore della vita umana, ma esisteva nondimeno in una specie di mondo ideale, sidereo e sempre puro, ed era ad un tempo abbastanza umana pel nome e la parvenza, sì da produrre sopra un’anima d’adolescente un fascino vivo e indefinito e indefinibile d’ammirazione e quasi d’amore.
Il giovinetto la cui mano non s’è ancora appressata al frutto divino dell’albergo del Paradiso e di cui le labbra rimasero balbettanti nell’ignoranza, nè il cuore parlò per anco, mentre i sensi gli si vanno risvegliando in mezzo a un turbinio di nuove aspirazioni, sente ben egli, quel giovinetto, nelle ore di solitudine e perfino in mezzo ai lavori intellettuali di cui l’educazione contemporanea opprime il suo cervello, sente ben egli il culto a cui porgerà quanto prima olocausti, e, divinando il futuro, personifica sotto forme svariate l’essere seducente che si libra blandamente nell’atmosfera de’ suoi sogni. Egli vuole, egli desidera ardentemente di raggiungere quell’essere sconosciuto, e forse non l’oserebbe mai nel candore della sua ammirazione, se qualche benefica fata non gli venisse in aiuto. Se Cloe non è istrutta, bisogna bene che l’indiscreta e curiosa Licenione s’incarichi d’istruire Dafni.
Scarica gratis: Urania di Camille Flammarion.