(voce di SopraPensiero)

 

Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Il mondo come volontà e rappresentazione di Arthur Schopenhauer.

«Il mondo è una mia rappresentazione». Così esordisce il filosofo tedesco riducendo la realtà appunto ad una mera rappresentazione fenomenica. Essa nient’altro è che il Velo di Maja della realtà vera. Ossia del noumeno; della cosa in sé, che Schopenhauer inquadrerà nella volontà.

Sinossi a cura di Rosario Di Mauro

Il mondo come volontà e rappresentazione (Die Welt als Wille und Vorstellung, prima edizione 1819) è l’opera fondamentale di Arthur Schopenhauer (1788-1860), filosofo tedesco che influenzerà fortemente il pensiero di Friedrich Nietzsche e successivamente di Sigmund Freud, padre della psicoanalisi, e del suo ‘erede’ Carl Gustav Jung.

La prima edizione dell’opus maius schopenhaueriano ebbe pochissimo successo, tant’è vero che gran parte delle copie stampate finì al macero. Sorte poco diversa subì anche la seconda edizione del 1844 (a cui vennero aggiunti cinquanta capitoli di Supplementi), questa ristampa venne esaurita solo nel 1858 anche grazie all’inaspettato successo dei Parerga e paralipomena (1851, raccolta di saggi dal carattere brillante e popolare). Del 1859 è la terza edizione, l’ultima stampata in vita auctoris.

Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_mondo_come_volontà_e_rappresentazione

Dall’incipit del libro:

Il mondo come volontà e rappresentazioneMi sono qui proposto d’indicare come sia da leggere questo libro, perché si riesca possibilmente a capirlo. Quel che per suo mezzo dev’esser comunicato, è un unico pensiero. Eppure, malgrado ogni sforzo, non ho potuto trovare per comunicarlo nessuna via più breve che questo libro intero. Io considero quel pensiero come ciò, che per sì gran tempo s’è cercato sotto il nome di Filosofia, e la cui scoperta sembra quindi ai dotti in istoria altrettanto impossibile quanto quella della pietra filosofale, sebbene loro già dicesse Plinio: Quam multa fieri non posse, priusquam sint facta, judicantur? (Hist. nat., 7, 1).
Secondo l’aspetto da cui si considera quell’unico pensiero ch’io ho a comunicare, esso si mostra come ciò che s’è chiamato Metafisica, o Etica, o Estetica: e invero dovrebbe essere tutto codesto insieme, se fosse quel ch’io, come ho già affermato, ritengo che sia.
Un sistema di pensieri deve sempre avere un organismo architettonico, ossia tale, che sempre una parte sostenga l’altra, ma non questa anche sostenga quella: la pietra fondamentale sostiene tutte le parti, senza venir da esse sostenuta; il vertice è sorretto, senza sorreggere. Invece un pensiero unico deve, per quanto comprensivo esso sia, conservare la più perfetta unità. Si lasci pure, per il fine della propria comunicabilità, scomporre in parti: ma tuttavia deve la concatenazione di queste parti essere organica, ossia tale, che ogni parte altrettanto regga il tutto, quando viene retta dal tutto; nessuna è la prima e nessuna è l’ultima; l’intero pensiero guadagna in chiarezza mediante ogni sua parte, ed anche la più piccola particella non può venir compresa appieno, se già prima non è stato compreso l’insieme. Ma un libro deve intanto avere un primo ed un ultimo rigo, e per questo rimarrà sempre molto dissimile da un organismo, per quanto si mantenga somigliante a questo il suo contenuto: di conseguenza staranno qui in contrasto forma e contenuto.