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(voce di SopraPensiero)Pubblicato Il brasiliano di Edward Phillips Oppenheim.
Il capitano inglese in congedo Rotherby è a Parigi per regolare i conti con l’uomo che è fuggito con la donna del fratello invalido. Lo ritrova in un locale equivoco dove è stato condotto da Luigi, il capocameriere dell’albergo dove Rotherby alloggia abitualmente a Londra e che si trova «casualmente» a Parigi anch’egli.
Consumata la vendetta si trova però in una posizione ricattabile e finisce in un complesso raggiro dal quale si lascia coinvolgere per l’amore che inizia a provare per la bella nipote di un coltivatore di caffè brasiliano che a Londra «scompare» in circostanze sospette. Il raggiro si snoda tra navi da guerra, ambasciate cinese e brasiliana, locande di infimo ordine, sempre con al centro il misterioso brasiliano, la sua famiglia, il losco Luigi e l’addetto alla legazione brasiliana. L’intreccio sarà svelato nelle ultime pagine con colpo di scena solo un attimo prima che il raggiro vada a buon segno.
Sinossi a cura di Catia Righi
Dall’incipit del libro:
Ancora oggi non so spiegarmene il perché, ma quella sera, quando già mi ero allontanato dal teatro dell’Opéra, dopo lo spettacolo, ritornai per mescolarmi alla folla che ingombrava il vestibolo. Al momento di svoltare nella Place de l’Opéra, mi ero fermato perplesso. Era ancora presto. Dove mai avrei potuto godere uno spettacolo come quello del pubblico dell’Opéra, in una serata di gala? D’altra parte ero a Parigi per una missione […] cercavo disperatamente una persona, e proprio in mezzo a una folla come quella avevo la probabilità di condurre a buon fine la mia ricerca.
Rientrai nel vestibolo e mi fermai vicino all’ingresso; con la sigaretta spenta tra le labbra me ne stetti ad osservare gl’inservienti affaccendati, la confusione dei veicoli, le signore avvolte in ricchi mantelli e adorne di gioielli, le quali, uscendo dal teatro, salivano sulle automobili allineate lungo il marciapiede.
Fui sospinto alla porta dall’impeto della folla, in modo che potevo udire i varî indirizzi che la gente dava agli autisti. Per la maggior parte erano indirizzi di ristoranti famosi. Quando la folla si fu diradata vidi due persone che ormai cominciavano ad essermi familiari. Non era facile indovinare la nazionalità dell’uomo. Era alto, snello, coi capelli brizzolati, la carnagione olivastra e i baffi neri: un bell’uomo, dall’aspetto distinto. Al suo fianco stava una ragazza che aveva l’aria d’indossare per la prima volta l’abito lungo e i cui occhi scuri brillavano ancora per l’entusiasmo dello spettacolo. La sua persona snella era deliziosa, il passo elastico. Passandomi vicino scoppiò in una risata argentina.