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(voce di SopraPensiero)Pubblicato Fra l’amore e la morte di Augusto Serena.
Raccolta di poesie in dialetto trevigiano-montebellunese (lingua «materna» come soleva dire l’autore) con un indirizzo che può definirsi più «urbano» che «rurale», che presentano l’aspetto intimistico e casalingo dello studioso accademico e professorale. Aspetto che in definitiva è sempre al centro delle sue scelte di vita, che non lo hanno mai staccato dalla sua famiglia, i suoi allievi, l’ambiente della sua ricerca). Aspetto colto anche dalla breve presentazione del senatore Pietro Bertolini, suo conterraneo e in grado quindi di apprezzare al meglio «la spontaneità, la ricchezza, la finissima intimità di sentimento» in questi versi composti nella lingua che apparteneva ad entrambi.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Sollecitato dai librai – la cosa non è credibile, ma è vera – a ristampare questo libretto, io sarei peggio che scortese, se non ricordassi che esso ebbe la più insperata ventura nella casa di Lei; e se a Lei non presentassi la prima copia della nuova edizione con animo memore e grato.
L’ardimento, però, voleva una giustificazione; e io non potevo darla altrimenti, che pubblicando una lettera, tutta viva di spontanea gentilezza, toccata in sorte a queste grame Cantilene. Che se, dalla lettura di essa, anche apparirà manifesto il culto che alla Musa Vernacola pur professa una elettissima Signora, la quale sa rendere cittadine di Germania le opere letterarie d’Italia; e si farà palese la freschezza del sentimento, che, al di sopra e al di fuori delle gare di parte, può conservare tra le cure di Stato uno de’ più colti nostri uomini politici; non mi dorrò io d’averla qui riferita a mia giustificazione, non ostanti le parole che ha per me soprammodo generose.
Gradisca, nobile Signora, l’umile dono; e, con esso, i voti più vivi, che forma per la felicità domestica di Lei.