Pubblicato Telescopi giganti di Pio Emanuelli.

Prendendo spunto da un favoloso lascito di 25 milioni di dollari all’Università del Texas finalizzato alla costruzione di un gigantesco telescopio, in questo breve testo si compie una panoramica storica, metafisica (si può vedere Dio se il telescopio è abbastanza potente?) e attuale sui telescopi, soffermandosi poi sui più grandi e potenti che erano a disposizione degli astronomi quando questo articolo fu scritto (1932).

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Qualche tempo fa i giornali annunziarono che un banchiere americano, a nome W. MacDonald, aveva lasciato all’Università del Texas un’eredità alquanto curiosa.
Il defunto banchiere era stato un cultore entusiasta e appassionato di studi astronomici. Aveva trascorso le sue ore di riposo leggendo libri e riviste di astronomia e scrutando il cielo con un modesto cannocchiale di sua proprietà, il quale gli permetteva di vedere qualche cosa di quanto accade nel mondo degli astri. Si era procurato l’amicizia del direttore dell’Osservatorio del Texas, e così aveva potuto più volte mettere l’occhio al telescopio di quella specola ed esaminare un po’ meglio i pianeti e le lontane stelle, la Via Lattea e le lontanissime nebulose. Ma anche di questo strumento non era rimasto molto soddisfatto: egli avrebbe desiderato vedere di più e di meglio, e deplorava che l’Osservatorio dello Stato del Texas non possedesse un telescopio più potente.
Aperto il testamento, si è trovato che egli lasciava 25 milioni di dollari (circa mezzo miliardo di lire italiane) per la costruzione di un telescopio gigante con il quale fosse stato possibile «vedere attraverso le vie del cielo».