Dall’incipit della tesi:
Oggetto della nostra ricerca è l’ obbligo politico. L’ individuazione di una sua definizione è un’ attività complessa che percorre tutto questo lavoro. Per ora può essere sufficiente descriverlo come il dovere d’ obbedienza che lega i cittadini allo stato di cui fanno parte, anche se il suo contenuto varierà al mutare delle teorie che lo analizzeranno.
Generalmente viene detto che il problema dell’ obbligo politico è vecchio quanto il mondo, ma, in realtà, tale affermazione sarebbe inappropriata:
While it has often been said that it constituted the heart of political theory or comprised its most fundamental category, a moment’s reflection will point to a contrary view.
Infatti, sebbene la questione dell’ autorità sia sorta al costituirsi dei primi gruppi sociali, l’ obbligo politico risulta acquisire sue peculiari caratteristiche solo col formarsi dell’ età moderna. Allorché il valore dell’ individuo singolo viene ad emergere rispetto a quello della comunità, solo allora, comincia ad avere senso chiedersi il perché dell’ obbedienza.
Questo mutamento ha luogo per molte ragioni; nel mondo occidentale tra esse possiamo solo accennare alle innovazioni apportate dalla riforma protestante, che scopre il valore del soggetto e delle sue scelte. Fondamentale il contributo del giusnaturalismo, che, al di là delle sue correnti interne, propone unitariamente
… la costruzione di un’ etica razionale, distaccata definitivamente dalla teologia e capace di per se stessa, proprio perché finalmente fondata su un’ analisi e una critica razionale dei fondamenti, di garantire l’ universalità dei principi di condotta umana.
D’ altronde, soltanto attraverso l’ esperienza illuministica l’ elaborazione filosofica di questi concetti diventa feconda politicamente. Con la rivendicazione dell’ importanza delle categorie della libertà individuale e dell’ uguaglianza tra gli uomini il problema concernente l’ autorità dello stato e l’obbedienza del cittadino può finalmente essere posto. Finché il soggetto non era stato riconosciuto come portatore di valore in sé non c’ era ragione di chiedersi per quali motivi egli dovesse accettare la sottomissione ad una volontà diversa dalla sua. Solo in virtù del percorso intellettuale cui abbiamo accennato, possiamo chiederci cosa giustifichi, moralmente e razionalmente, il potere dello stato nel richiedere l’ obbedienza dei suoi membri alle sue leggi.
Relatore Salvatore Veca, sessione autunnale, anno accademico 1991, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di laurea in Filosofia.