Il “Centro unico per la promozione della lettura” annunciato in questi giorni dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali non include biblioteche e associazioni. Firma la nostra petizione!

Leggiamo in questi giorni che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha deciso di istituire un “Centro unico per la promozione della lettura”. L’iniziativa ci sembra lodevole per gli intenti generali, ma come sempre è ai dettagli che bisogna prestare attenzione.

In particolare, sono tre gli aspetti del progetto che meritano approfondimento:

  1. è stata annunciata la riproposizione della legge sul “diritto di prestito”, anche nota come “tassa sulle biblioteche”, che desta più di una perplessità;
  2. il Centro, richiesto a gran voce dall’AIE (Associazione Italiana Editori), si riunirà ad ottobre 2006 per discutere fra le altre cose dell'”implementazione delle norme sulle fotocopie”; cosa si intenda dire in questo caso con “implementazione” non lo sappiamo, ma speriamo non si creino ulteriori difficoltà alle biblioteche e ai loro fruitori, già penalizzati da procedure assai complesse;
  3. in base a quanto riporta la stampa (es. Corriere della Sera del 24 sett. 2006) sono stati invitati a far parte del “Centro unico per la promozione della lettura” (è utile ripetere per intero il nome del centro):
    • editori;
    • librai;
    • cinque Ministeri;
    • ICE (Istituto Commercio con l’Estero);
    • Presidenza del Consiglio dei Ministri;
    • Regioni;
    • Enti locali.

Quindi, in base a ciò che leggiamo, non sono state coinvolte le biblioteche, le scuole e le università. Per certo, non c’è traccia delle associazioni culturali. E a questo proposito dobbiamo ricordare che in Italia la maggior parte dei testi elettronici, liberi da copyright e disponibili per la lettura libera e gratuita – in linea con i principi costituzionali che vogliono uno Stato impegnato a garantire a tutti l’accesso alla cultura – sono stati realizzati da associazioni culturali. Come Liber Liber.

Queste esclusioni sono in contraddizione con alcune – lodevoli – parole d’ordine che la classe politica ha ripetuto in campagna elettorale. Per completezza e promemoria eccone due:

  • elaborazione di progetti nazionali e partecipazione a progetti internazionali per la digitalizzazione di archivi e biblioteche;
  • libertà di lettura: garantire la disponibilità dei libri in versione digitale per disabili e non vedenti.

Riteniamo dunque che la partecipazione alla riunione di ottobre a Palazzo Chigi dovrebbe essere allargata al mondo delle biblioteche, alla formazione e alle associazioni culturali. Ci sembra utile ascoltare (e riferire) le proposte che si faranno per “promuovere la lettura”.

Un “Centro unico” probabilmente eviterà che le scarsissime risorse destinate al libro si disperdano. Ma a questo Centro devono partecipare tutti, non solo le aziende e i vari apparati amministrativi (enti locali, regioni, ecc.). La lettura si difende anche sostenendo le biblioteche (è del resto dimostrato che sono proprio le biblioteche a rappresentare il miglior strumento di incentivazione alla lettura); non dimenticandosi, specie quando si parla di libri, di scuola e università; non marginalizzando o – peggio – criminalizzando le associazioni culturali che garantiscono accesso gratuito a materiali per legge liberi da copyright; non promulgando norme che cancellino il diritto costituzionale di accedere il più liberamente possibile al sapere.

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