Pubblicati Bozzetti sociali e Sociologia criminale di Pietro Gori.

Dall’incipit del libro (Bozzetti sociali):

GIUSEPPE (ad Adele bruscamente) — E tutto questo perché in questa sala non capita mai un inserviente. Ma non fa nulla. Se non la finite con la vostra petulanza verso il pubblico, provvederemo […] e tanto peggio per voi […].
ADELE (umilmente) — Caro signore, se non ci arrabattiamo un po’ a procurarci qualche avventore di più, come si fa a tirare avanti? Le sono annate tanto magre! […].
CARLO (entrando da sinistra) — Signor Giuseppe, buon giorno a lei.
GIUSEPPE (stringendogli la mano) — Buon giorno. Quest’oggi sono stato più mattiniero di lei.
CARLO. — Che vuol che le dica? […]. Doveri di famiglia. Si va di male in peggio. Da giovani bisogna logorarsi per buscarsi un impiego. Appena trovato un posticino si mette su famiglia, e allora addio libertà. La mattina ci sono i figlioli da ravviare, i più grandicelli da condurre a scuola, eppoi l’ufficio c’inghiotte tutto il giorno. Una filza di ore lunghe, tristi, monotone.
GIUSEPPE (ridendo) — Oh! che diavolo ha stamattina, con queste malinconie? […].
CARLO. — Caro signor Giuseppe, tant’è minaccio di diventare filosofo, e quel ch’è peggio filosofo piagnone.
GIUSEPPE (ridendo) — Alla larga! […] Non lo dica neppure per celia; innaffiarebbe di pianto tutti gli oggetti lasciati per la stima nelle sue mani, e gli oggetti umidi delle sue lagrime […]. filosofiche peserebbero di più […]. E chi poi ci rimetterebbe sarebbe il patrimonio dei poveri.
CARLO (abbassando la voce) — Patrimonio dei poveri? e lei crede che abbiano un significato queste parole: carità, Monte di Pietà? Monte di […] (tappandosi la bocca) Uh! la dicevo bella! […]