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(voce di SopraPensiero)Provateci voi a definire il coraggio. No, non è una sfida arrogante, ma una sorta di «esperimento filosofico», nel corso del quale ci si imbatterà da subito in un primo ostacolo: il coraggio – come tutto ciò che attiene all’umano: allo stesso modo l’amicizia, per esempio – non può essere definito in maniera esaustiva, ovvero concettuale, in quanto nasce dall’esperienza dell’uomo, che in quanto tale è sempre ulteriore e potenzialmente nuova. C’è poi una seconda difficoltà: se intanto è relativamente facile parlare dell’«atto» coraggioso, quello esteriore, ben più difficile è invece parlare del lato interiore, dell’intenzione e del sentimento che accompagnano l’azione (ma che non di meno contribuiscono a fare del coraggio ciò che in definitiva è). Come dunque parlarne – e, ancor prima, pensarne – se non a partire dall’analisi della propria esperienza personale, con un eminente esercizio di filosofia-in-pratica?
Uber Sossi – analista filosofo, pedagogista e counsellor sistemico costruzionista, nonché docente di Psicologia del profondo a Milano – e Valeria Zacchi – analista filosofo laureata in medicina specializzata in Igiene e Medicina legale – offrono l’esame della categoria del coraggio da un punto di vista filosofico, con un approccio che predilige l’interdisciplinarità alla completezza, nei punti di incontro con la paura, la natura, la cultura, le peculiarità della nostra epoca tecnologica. Proposto da Mursia in un agevole ma pregnante volume della collana «Piccole tracce», diretta da Raffaella Soldani, rivolta a un pubblico più ampio di quello specialistico.
Uber Sossi, Valeria Zacchi, Coraggio , ed. Mursia, 2015.