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(voce di SopraPensiero)Umberto De Agostino, 47 anni, risiede a Ferrera Erbognone, paese della provincia di Pavia situato in Lomellina. Laureato in Scienze politiche, indirizzo Storico-politico, è giornalista pubblicista. Dopo aver diretto il settimanale «Informatore Lomellino» di Mortara, oggi collabora con il quotidiano «La Provincia Pavese», il settimanale «La Lomellina» e il giornale in rete «Noimedia network»; è direttore responsabile del periodico «Cilavegna è […] non solo asparagi». Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Il brigante e la mondina. Lomellina 1902 (2013) e La contessa nera. Lomellina 1921 (2014). L’abbiamo intervistato a proposito del suo ultimo Manzoni e la spia austriaca (Frilli, 2015).
Dopo Dante e Aristotele detective, arriva in libreria Alessandro Manzoni, investigatore. Come nasce quest’idea?
Sapevo dei mesi di villeggiatura trascorsi in Lomellina dal papà dei «Promessi sposi» e ho voluto sfruttare questa storia. Ho utilizzato anche gli estratti delle numerose lettere scritte alla moglie Teresa Borri Stampa, rimasta a Milano o sul lago Maggiore, da cui emerge un Manzoni quotidiano, quasi «umano». Poi c’è la Storia, cioè l’invasione austriaca della Lomellina, allora territorio piemontese, che nel maggio 1859 dette inizio alla seconda guerra d’Indipendenza.
Il termine «spia» nel titolo fa pensare a una spy-story. Sarebbe giusto definirlo così?
Credo che sia incasellabile nel genere «romanzo d’azione», con un misto di storia e fantasia. Ovviamente, anche la parte spionistica ha il suo peso.
Ce lo descriva in 25 parole.
Un’emozionante caccia all’uomo nella Lomellina violentata dalle truppe austriache. Due uomini che agiscono in nome dell’onore militare e della fedeltà al proprio re.
In onore all’illustre protagonista, ci dia tre motivi per cui dovremmo leggerlo. Che inizino per M.
Maggio: un mese in cui si svolge la narrazione, un inferno per le comunità agricole della Lomellina. Menzogne: quelle che la spia utilizza abilmente per intrufolarsi fra i patrioti lomellini. Mito: Manzoni, osannato dall’Italia letteraria e non solo.
Ha già scritto della Lomellina, sia in narrativa sia in saggistica. Quali belle storie ha da raccontare questa terra?
Storie di gente legata alla terra, di paesi passati lungo i secoli dal ducato di Milano al regno di Sardegna e poi a Pavia. Di comunità costrette a subire le violenze, le rapine e i saccheggi degli eserciti di passaggio, ma che sono sempre risorti grazie alla loro tenacia e alla loro intraprendenza. Di cascine e di campagne che oggi, con il Pavese, l’altro territorio di pianura della provincia, sono la prima zona produttrice di riso d’Europa.
Sta già lavorando al prossimo noir? Vedremo ancora Alessandro Manzoni alle prese con la «ragion investigativa», oltre che con la penna?
«Don Lisànder» Manzoni non rientrerà più fra i miei eroi letterari. Il prossimo protagonista sarà lomellino e la sua storia sarà legata ai fronti della Grande Guerra. Ma non fatemi dire troppo. Nel noir la suspense […] è tutto!