Gustave Flaubert scrisse Madame Bovary, il suo capolavoro, tra il 1851 e il 1856. Il romanzo segna una vera e propria svolta nella letteratura europea: l’orizzonte degli ideali e dei modelli romantici viene superato attraverso la demistificazione della morale tipica della società borghese del primo Ottocento; la descrizione oggettiva dei fatti apre la strada al prossimo naturalismo.
La celebre affermazione di Flaubert “Madame Bovary c’est moi!“.sottolinea chiaramente come lo scrittore, attraverso la figura di Emma, condanni apertamente gli aspetti più deleteri del Romanticismo e cioè la tendenza ad evadere la realtà privilegiando l’illusione, quando la realtà è inadeguata. Emma incarna tutto questo: la predilezione per l’ideale a scapito dell’accettazione del reale.
Così è la fantasticheria a spingere Emma prima a sposare il dottor Bovary per evadere dalla grigia vita familiare, poi a divenire un’ adultera per sfuggire alla monotonia della vita coniugale, infine ad indebitarsi per la smania del lusso e ad approdare alla morte quando si palesa irrimediabile ormai il conflitto fra illusione e realtà.
Infine, la tecnica narrativa di Flaubert, che si avvale di descrizioni accurate e al contempo soggettive ricorrendo allo stile indiretto libero, prefigura, già alla fine del XIX secolo, il passaggio dal narratore onnisciente (di cui Manzoni è uno dei massimi portavoce) al moderno monologo interiore inaugurato da James Joyce.
Questo particolare stile narrativo dà al personaggio Madame Bovary di Flaubert un carattere assolutamente realistico e intenso, ma la profonda e sottile ironia nella narrazione sottolinea anche il distacco dello scrittore.