Liber Liber ricorda, a 100 anni dalla morte, la figura di Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 22 maggio 1885 – Roma, 10 giugno 1924), politico, giornalista e antifascista italiano, segretario del Partito Socialista Unitario, con un invito alla lettura.

Grazie ai volontari del Progetto Manuzio sono ora online (disponibili per il download gratuito) le seguenti opere:

  • Reliquie di Giacomo Matteotti.
    Pubblicato nel 1946, il libro raccoglie gli scritti di Giacomo Matteotti, oltre alla relazione stenografica del suo ultimo discorso alla Camera dei deputati, a una breve nota biografica ed al ricordo di Filippo Turati.
  • La difesa della libertà di Giacomo Matteotti.
    In questo opuscolo con il resoconto parlamentare dell’ultimo discorso di Matteotti alla Camera dei Deputati (30 maggio 1024), il deputato chiede alla Giunta delle elezioni di annullare il risultato elettorale: queste si sarebbero svolte in un forte clima di intimidazione e violenza.
  • L’assassinio di Giacomo Matteotti di Giuseppe Emanuele Modigliani.
    Modigliani si occupò dell’assassinio sia come compagno di partito ed amico di Matteotti, sia come avvocato della moglie, che si costituì parte civile nel processo che viene qui descritto. Questo opuscolo, pubblicato nel 1944, ripercorre con minuzia gli eventi.
  • La tragedia di Giacomo Matteotti di Filippo Turati e Anna Kuliscioff.
    Questo breve volume (1945) raccoglie la corrispondenza scambiata fra l’11 e il 27 giugno 1924 tra Filippo Turati, all’epoca parlamentare a Roma, e la sua compagna di vita e di lotte Anna Kuliscioff. L’epistolario è incentrato sulla scomparsa e l’omicidio di Matteotti, sulle reazioni private e quelle pubbliche, sulle posizioni delle Opposizioni e della maggioranza.
  • L’idolatra di Velia Titta Matteotti.
    L’autrice, moglie di Giacomo Matteotti, proveniva da una famiglia di artisti, il fratello fu un celebre baritono. Non stupisce quindi che Velia Titta, già moglie e madre, dedicasse il suo tempo libero alla letteratura, pubblicando nel 1920 questo romanzo, con uno pseudonimo maschile, Andrea Rota.

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