Il romanzo si presenta come romanzo storico. In realtà ha più l’aspetto di uno scritto storico, con tanto di citazione delle fonti (Cantù, Rustow, Dumas, Elpis Melena, Du Camp) a cui si intrecciano le poco avventurose vicende romanzesche dei protagonisti. due garibaldini e le loro innamorate che li aspettano fedeli e trepidanti. Il personaggio meglio riuscito forse è quello della contessa Emilia, anziana zia di un terzo garibaldino, che introduce una nota comica nella narrazione epica dei fatti.

Ottolini nel 1859 fu volontario con Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi, ma probabilmente non partecipò personalmente alla spedizione in Sicilia. In una delle note, racconta di una lettera ricevuta dal fratello (G. O.) che lo avvisa (da Cagliari) dell’avvenuto imbarco a Sestri Ponente con la spedizione Medici e che forse gli ha suggerito la vicenda del mancato incontro col nipote (in partenza con la stessa spedizione) da parte della contessa, che si era invece recata a Sestri Levante.

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

Dall’incipit del libro:

Sull’insegna d’un’osteria posta all’estremità dell’unica strada che taglia in due il paesello d’Albese, c’è dipinto a mezza figura un san Carlo, tanto brutto che le contadine, pel bene della razza, passano di là senza guardarlo; un san Carlo vestito di rosso, colle mani giunte, in atto di chi prega….. i passeggieri ad entrare, come soleva dire l’oste profano.
Roberto però non aveva bisogno delle esortazioni del Borromeo: bastavano quelle del suo stomaco. Entrò dunque nez-au-vent, odorando gli effluvj che sfuggivano da un tegame, sola vivanda che riscalducciasse sul fornello. Liberò le spalle della valigia, e la buttò sulla tavola unitamente ad una scatola, nella quale erano rinchiusi i ferri del mestiere, cioè i colori, la tavolozza, i cartoncini e i pennelli.
L’oste accorse veloce ‒ come un ragno al dibattersi d’un moscherino impigliato nella tela traditrice, ‒ salutando il giovane col solito:
‒ Ben arrivato il signore!

Scarica gratis: Uno dei mille della spedizione garibaldina nel Mezzodì d’Italia di Vittore Ottolini.