(voce di SopraPensiero)

«La vita è come il cinema?» si domanda Giovanni Piazza, docente di filosofia e counselor filosofico, nel suo ultimo Una vita da film. Come il cinema e la filosofia possono aiutarci a vincere le sfide della vita (ed. Lindau, 2013). Qui Piazza, già autore di Filmosofia. I grandi interrogativi della filosofia in 8 film hollywoodiani, si concentra sulla questione del senso della vita e della libertà dell’uomo per rispondere alla domanda iniziale con un secco «no»: mentre al cinema la narrazione segue una linea di senso univoca e chiara (anche quando intrecciata e sottintesa), la vita dell’uomo di solito non sbandiera il proprio senso ai quattro venti, per cui l’uomo si ritrova quasi sempre al centro di eventi caotici e frammentari che sembrano faticare a comporsi in un mosaico riconoscibile.
Partendo dall’idea della settima arte (il cinema, appunto) come quella in grado – nello sbandamento della odierna «società liquida» (Bauman – di ritrovare sempre il filo del senso delle cose, Piazza propone al lettore una sfida: quella di immaginare il cinema come un invito a rendere la propria vita «sensata» e significativa come solo in una trama filmica si può trovare; un invito a scrivere in prima persona la sceneggiatura della propria stessa vita.
Un invito alla bio-grafia, alla scrittura della propria esistenza, che è un invito a prendere consapevolezza delle proprie potenzialità e della propria libertà (del proprio ruolo da protagonisti, per rimanere nella metafora) e a non sprecare quell’occasione unica e eccezionale che è proprio… la vita di ciascuno di noi.
Senza tecnicismi ma con un richiamo costante all’esistenzialismo e alla filosofia di Nietzsche, Piazza prende in esame 7 film: Il gladiatore; Carlito’s Way; Se mi lasci ti cancello; Déja vu; Oxford Murders; Una settimana da Dio; Io, Robot. L’obiettivo dell’autore è far sì che il lettore – di fronte al temibile ammonimento del demonietto di Nietzsche (La gaia scienza, n. 341: «Il peso più grande»): «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo» – possa in quel momento abbracciare con lo sguardo l’esistenza che è riuscito a costruirsi, nonostante le difficoltà e dire, con un certo orgoglio: «bello questo film; quasi quasi lo rivedrei».


Giovanni Piazza, Una vita da film. Come il cinema e la filosofia possono aiutarci a vincere le sfide della vita, ed. Lindau, 2013, pp. 190, euro 16,50.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.