(voce di SopraPensiero)
Stamattina sono andato al banchetto di frutta e verdura vicino casa, e ho comprato un chilo di pomodori. Il venditore me li ha incartati, io li ho messi nella busta e gli ho detto che naturalmente li avrei pagati solo dopo averli usati, cioè dopo averci fatto il sugo e averlo mangiato con la pasta. Lui non ha avuto niente da obiettare, mi ha solo raccomandato di farlo al più presto perché passato qualche giorno avrei rischiato di non poterli più utilizzare.
Tornando sono passato davanti alla salumeria, il salumiere che era lì fuori mi ha salutato, abbiamo fatto due chiacchiere e poi lui, con molto tatto e discrezione, mi ha chiesto com’era la ricotta che mi aveva dato la settimana scorsa. Gli ho risposto che non lo sapevo, in quanto avevo dovuto buttarla: infatti la settimana scorsa un giorno siamo stati a cena fuori, un altro giorno ci hanno invitato i vicini all’ultimo momento, poi eravamo sempre pieni di avanzi, e alla fine era scaduta. Lui mi ha rassicurato che per carità, non mi dovevo giustificare, essendo nel mestiere da tanti anni lo sa benissimo come vanno queste cose, peccato solo che quella ricotta era davvero ottima, anche se ovviamente non avendola io assaggiata non poteva chiedermi nessun compenso. Mi ha domandato se per caso mi serviva qualche cosa, gli ho detto no grazie.
Dopo un po’ che ero a casa, ha citofonato il proprietario dello stabile, dicendo che passava di là e che voleva sincerarsi fosse tutto a posto. Dopo mezz’ora che parlavamo del più e del meno, gli ho chiesto, percependo un leggero imbarazzo, se per caso non avesse qualcosa da dirmi. Mi ha risposto che sì, in effetti era curioso di sapere come mai, senza per questo voler invadere la mia privacy, non avevo ancora versato l’affitto di agosto. Gli ho detto nessun problema, dubbio legittimo, anzi mi sono scusato di essere stato poco chiaro: in effetti il mese di agosto lo abbiamo trascorso tutto in un residence sul mare, posto assai carino, senza nulla togliere al comodo appartamento di città in cui abitiamo. Per cui avendo vissuto per un mese in un’altra casa, ho pagato l’affitto al proprietario di quella casa, e naturalmente non potevo mica pagare due volte per la stessa cosa. Lui non ha avuto niente da obiettare, anzi si è scusato perché in effetti, ha detto, poteva pensarci che il motivo era quello, ovvio.
Poco prima di pranzo sono andato a lavarmi le mani, ho visto che il rubinetto sgocciolava un po’, allora ho chiamato un idraulico. Lui è arrivato dopo cinque minuti, ha capito subito il problema, che era un po’ più grave di quel che poteva sembrare: ha lavorato un’oretta ma alla fine il guasto era riparato. Ringraziandolo, gli ho spiegato che essendo la prima volta che faceva una cosa per me, non lo avrei potuto pagare nei regolari 120 giorni dalla fine del mese in cui il lavoro era stato fatto: per motivi semplicemente contabili, dovevo inserirlo nella lista dei collaboratori di casa, cosa che sicuramente avrei fatto nei successivi giorni o settimane. Lui non ha avuto niente da obiettare, mi ha detto certo se la procedura che usate è questa, intanto provvederò a mandarle i miei dati. Ci siamo salutati cordialmente e mi ha detto di tenerlo presente se mi servivano altri lavori, gli ho detto non mancherò.
A pranzo mi sono fatto una pasta al sugo con una scatoletta di pomodori pelati, che avevo conservato per i casi di necessità. Nel primo pomeriggio sono andato dal medico, un ottimo specialista che mi cura da anni. Nel congedarmi, gli ho comunicato che, in seguito a una attenta analisi del bilancio familiare, io e mia moglie avevamo deciso di ridurre il budget per le spese del suo ambito, sanitarie e affini: quindi a partire non da quella visita, ma dall’intervento di tre mesi fa, che dovrò liquidargli prossimamente, il suo compenso è diminuito del 25%. Non ha avuto niente da obiettare, anche se ho visto che ha fatto una faccia un po’ dispiaciuta. Eppure ho cercato di dirglielo col massimo della cortesia, ma questi dottori si credono di essere chissà chi.
Uscendo dal medico sono andato a prendere la bambina all’asilo, nel corridoio ho incontrato la direttrice che mi ha ribadito tutta la sua stima e affezione, a nome dell’intero istituto, e mi ha chiesto se potevo andare loro incontro versando almeno una percentuale delle rette relative all’anno scorso. Le ho risposto mortificato, dicendo che in realtà ero io che avrei dovuto avvertirli, perché data la crisi del settore, e la congiuntura generale sfavorevole, che lei ben conosce, tutti i crediti e le pendenze restavano sospesi fino a data da destinarsi. Lei non ha avuto niente da obiettare, e io le ho detto di stare tranquilla perché la situazione contingente non metteva minimamente in dubbio né l’esistenza dei crediti stessi, né tantomeno la mia alta considerazione per i servizi offerti dalla sua scuola materna.
Tornato a casa, nella buca delle lettere ho trovato una comunicazione della società del gas. Che mi pregava di dare corso ai pagamenti sospesi, altrimenti con sommo rammarico avrebbero pensato persino all’eventualità di non proseguire il rapporto. Non rispondo, non ci penso neanche, come minimo mi devono telefonare o venire a fare visita. E se anche lo facessero, come hanno fatto quelli della luce l’altro giorno, gli metterei bene in chiaro alcune cose: in primis, sono loro che hanno insistito tanto per iniziare questa fornitura, tempestandoci di telefonate, email, depliant e offerte; a noi certo fa piacere, però sono stato onesto fin da subito, non potevamo promettere niente, tantomeno una durata indefinita del rapporto. Secondo, gli farei capire con un cortese giro di parole, che possono anche interrompere quando vogliono, sai quanti altri ne troviamo come loro, se non meglio:c’è la fila lì fuori.
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La sera, infine, ho contattato un giornale con cui collaboro. Ho mandato una mail al caporedattore con cui concordo i pezzi, ma non mi ha risposto. Gli ho scritto un sms, poi l’ho chiamato sul cellulare personale, ma niente. Infine sono riuscito a beccarlo sul fisso della redazione. Dopo un bel po’ che parlavamo di letteratura, di classici e di bestseller, gli ho timidamente chiesto com’era la situazione dei vari pezzi che gli avevo mandato, e se c’erano novità sullo stato dei pagamenti. Mi ha risposto che naturalmente l’ultimo articolo che gli avevo mandato mi sarebbe stato conteggiato solo dopo l’uso, cioè dopo la pubblicazione. Non ho avuto niente da obiettare, gli ho solo raccomandato di metterlo al più presto, perché essendo un pezzo su uno spettacolo teatrale che arriva in città la settimana prossima, dopo qualche giorno non avrebbe più potuto utilizzarlo. Mi ha detto che, a proposito, quel gran bell’articolone che gli avevo scritto qualche mese fa, è troppo tardi ormai per metterlo, è scaduto: sai com’è, un giorno c’è una notizia, un altro giorno muore il poeta novantenne, un altro giorno c’è la polemica tra intellettuali, e quindi. Non ho avuto niente da obiettare, anche io sono stato al desk di una redazione, lo so come vanno queste cose. Quell’altro libro invece, che mi aveva mandato da recensire: non l’hai mica già letto, mi ha chiesto, ah sì l’hai letto, mannaggia mi dispiace, è che io e il collega lo abbiamo assegnato a due collaboratori senza sapere l’uno dell’altro, solo che l’altro ragazzo ci ha già mandato l’articolo, non che sia più bravo di te, anzi, però mica possiamo mettere due volte lo stesso pezzo. Non ho avuto niente da obiettare, càpita, tranquillo. Comunque, i pagamenti: ecco, quelli purtroppo sono fermi, perché essendo io un collaboratore recente, anche se sono quasi due anni in realtà che ho iniziato, mi ha spiegato che devono inserirmi nella lista: uno spiacevole intoppo burocratico, questa scheda, che senz’altro avrebbero provveduto a compilare al più presto. Non ho avuto niente da obiettare, tutti i giornali per cui ho scritto fanno così, il primo pagamento è sempre molto oltre il termine normale, in ogni caso gli ho detto che voglio continuare a scrivere, tanto poi tutto viene contabilizzato, si spera. Tra l’altro, mi ha spiegato lui, era appena partita una lettera del direttore a tutti i collaboratori, in cui si comunicava la riduzione unilaterale dei compensi, e quindi in un certo senso era meglio per me che la mia situazione fosse ancora nel limbo, e io non ho avuto niente da obiettare. Altri editori, tra quelli di libri per esempio, passano direttamente allo step successivo, e comunicano che data la crisi economica, del settore e generalizzata, i pagamenti per i diritti relativi all’anno precedente, che di solito vengono quantificati nell’aprile successivo, e liquidati in autunno, sono sospesi fino a data da destinarsi. Non ho niente da obiettare, ovvio, ma a un certo punto devo aver fatto una voce un po’ scoraggiata, perché il mio interlocutore si è messo a farmi una predica che mi ricordava, insieme all’amicizia e alla stima professionale, il fatto che in sostanza ero stato io a insistere tanto per iniziare a collaborare, e che loro erano stati chiari e onesti fin dal principio, non promettendomi non si dice un contratto, ma neanche un rapporto assiduo con pubblicazioni frequenti. Alla fine, non detto chiaramente ma lasciato intuire, il discorso era che li posso anche mandare a quel paese, anzi non verrò giudicato male per questo, ma so benissimo che sai quanti altri ne trovano disposti a fare le stesse cose a un prezzo anche inferiore, c’è la fila lì fuori.
L’articolo sul sito originale: http://dariodemarco.wordpress.com/2013/11/11/una-giornata-particolare/