Copertina de “Un giorno in autunno”

Un estratto da:

Un giorno in autunno
di Stefano Mariano Colonnese

…E’ questo tempietto stimatissimo, ed a tutti i giovanetti che s’instradan per l’Architettura, si dà da copiare, senza punto avvertirli dei difetti che contiene…

In un’operetta lodatissima d’un Vignola fatta imitazione della cospicua antichità tanti difetti! Lodare è facile quanto prendere un sorbetto; ma architettare correttamente è ben altra cosa della più astrusa difficoltà.»

F. Milizia, Le vite de’ più celebri architetti…, Roma 1768, p268

Roma. Ufficio del sostituto procuratore Riccardo Andreani, quarto piano, stanza 481 del Tribunale di Roma a Piazzale Clodio,

Già li vedo, i titoli delle prime pagine domani! «E’ ancora mistero nel giallo dell’estate». Oppure: «Nessuna traccia per la morte dell’ingegnere.» Occhiello: «Gli inquirenti scavano nel passato dell’uomo.» I giornali ci sguazzano in questa cronacaccia, una morte ancora misteriosa, un uomo apparentemente benestante di cui non si sa nulla, né di che cosa si occupasse, né della sua vita privata, parenti, amici, affetti, amori passati o presenti, magari clandestini o border line, relazioni pericolose che possano spiegare una fine violenta. Per ora niente di niente: la condizione migliore per dare libero sfogo alla fantasia, alle illazioni, alle congetture, salvo poi essere smentiti da una realtà molto più banale.

Già, e noi presi tra due fuochi, dottore, da un lato l’opinione pubblica e i giornali, dall’altro le pressioni del Procuratore affinché la questione venga risolta in breve tempo – rispose l’ispettore Alessi al sostituto procuratore Andreani incaricato delle indagini, poiché magistrato di turno il giorno del rinvenimento dell’ingegner Martini ormai privo di vita almeno da 18 ore, secondo un primo esame dell’anatomopatologo della Polizia.

La verità, mio caro Alessi, è che per il momento hanno ragione i giornali: ancora non abbiamo una benché minima traccia da seguire, il referto autoptico sarà pronto soltanto tra due settimane, prima, difficilmente potremo sapere se siamo di fronte a un omicidio, a una morte naturale oppure a un suicidio. Nel frattempo, oltre a far fretta al dottor Sestili, l’anatomopatologo, dovremo risentire la Algardi, la donna che lo ha trovato e ci ha chiamato.

Algardi […]. Questo nome non mi giunge del tutto sconosciuto, però non riesco a collegarlo a un fatto preciso […].

Non so a cosa ti possa riferire. L’unico riferimento che mi sovviene è artistico: l’Algardi, Alessandro Algardi, fu uno scultore e architetto della prima metà del Seicento, oscurato nella sua carriera dalla più forte personalità del Bernini. A volte capita, uno ci impiega una vita a diventare quel che desidera, o almeno ci prova, con tenacia, con sacrificio, con passione, poi, quando sta per giungere finalmente il suo momento, arriva qualcun altro, forse migliore, senza dubbio più capace, che lo soppianta, lo scalza via come un fuscello in una tempesta

Escluderei, dottore, che mi possa essere noto questo Algardi! – rispose con un sorriso, fingendo di non aver udito la riflessione successiva, sapeva troppo di recriminazione personale. – «Già – pensò riflettendo tra sé – forse gli brucia ancora di quando al «concorso» per sostituto procuratore a Napoli gli hanno preferito il dott. Scamozzi. A lui, che è di Castellammare di Stabia, avrebbe fatto piacere tornare a Napoli. Per carità, Roma è bella ma non ci si è mai abituato del tutto […].. «

Inizia così un’indagine che si preannuncia difficile.

– Un diario!? – ripeté il magistrato

– Sì, un diario, proprio come quelli dove gli adolescenti scrivono dei loro amori segreti e delle loro delusioni. Una volta me lo fece vedere, no, non leggere, ma me lo mostrò chiuso quando lo sorpresi intento a scrivere e gli chiesi cosa mai stesse facendo con tanta attenzione.

«Niente di importante – mi rispose – o forse sì: sto scrivendo un diario. Vede, signora Algardi – mi disse – non ho mai tenuto un diario in vita mia, nemmeno quand’ero ragazzo e molti miei coetanei ne scrivevano uno. Ora ne sento la necessità, per fermare i pensieri e le emozioni che altrimenti scivolano via come foglie secche spazzate dal vento.» Ricordo esattamente che pronunciò queste parole e che istintivamente completai la sua immagine allegorica pensando che non voleva più rimanere con il suo tronco nudo e spoglio. No, ora non più, non l’avrebbe potuto sopportare…

Presentazione dell’opera

Andreani dovrà cercare di ricostruire la vita del morto attraverso testimonianze di chi lo ha conosciuto, un diario e alcuni indizi che lo condurranno fra archivi di Stato e di Congregazioni religiose per rispondere alle domande: Come è morto e perché?

Nel corso dell’inchiesta emergono così fatti, personaggi e riflessioni della vita passata dell’ingegnere, una ex moglie che lo avrebbe volentieri visto morto, un’esistenza attuale abbastanza solitaria anche se non priva di incontri galanti e trafficanti di opere d’arte.

Sarà il ritrovamento del cadavere di una donna conosciuta da viva, bella «come la Bellucci in Maléna, ma più familiare, terrena», a svelare la ragione di questi decessi dovuti apparentemente a cause naturali? C’è forse l’ombra di un complotto per mantenere tale un segreto custodito da più di mille anni?

Una lettura appassionante con sapienti ambientazioni di una meno conosciuta Roma rinascimentale e post-tridentina.

Opera vincitrice ex aequo del premio»Narrerai», prima edizione.

“Un giorno in autunno”
di Stefano Mariano Colonnese;
editore Rai Eri;
data pubblicazione: maggio 2010;
pagine 158; brossura;
prezzo di copertina: € 13,00;
ISBN 978883914983