Scritto nel 1901, e risultato poi “propedeutico” al più noto romanzo dell’autore, Mani nere e cuor d’oro, Uccelletto nero interpreta al meglio l’idea dell’autore sulla narrativa per ragazzi, che fu poi quella seguita dall’editore Vallardi per molti anni. I fanciulli vanno educati tramite “il racconto di fatti veri o verosimili, con cognizione del mondo reale nel quale viviamo e non con fantasticherie, storielle leggere e futilità”. Ne esce quindi una novelletta fondata sui valori di patria famiglia e religione, onestà, operosità e buoni sentimenti. Un trovatello trova asilo presso un falegname e, tra un atto di eroismo e l’altro giunge alle medaglie al valor civile, contrapposto a un discolo ladruncolo che finirà in riformatorio spezzando il cuore all’anziano padre.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Vedendo entrare quel coso alto come un soldo di cacio, nero come un grano di pepe, mastro Aniello smise di cantare e di piallare – Oh!… – disse, scuro in faccia, dopo averlo squadrato ben bene da capo a piedi e met-tendosi le mani ai fianchi – sentiamo un po’ che cosa vuoi?
— Fatemi la carità – mormorò timidamente il fanciulletto.
Mastro Aniello scattò come se gli avessero pestato un piede, e diè tale un pugno sul banco che se questo non fosse stato di legno robusto si sarebbe spezzato.
— O ma si può dar di peggio? La carità? la carità?! piccolo fannullone! piccolo monello, che diritto hai tu di vivere alle spalle degli altri? Vergogna di tutte le vergogne! Aspetta a me! bastonate ti darei, altro che elemosina! – e, poichè il fanciullo, a questa minaccia, si avviava mogio mogio verso l’uscio, egli lo prese per un braccio e soggiunse:
— Non temere, no! Mastro Aniello nel ha mai bastonato nessuno! Ma dimmi un po’, piccolo vagabondo che non sei altro, chi t’ha insegnato a girare le strade e a vivere alle spalle altrui? Forse tuo padre?
— Non ce l’ho… m’è morto da un pezzo.
— Ah!…
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