Con grande risonanza di pubblico, diffusa via social una ulteriore performance di Ivan Cuvato, il Maestro dell’Informale, esponente della Sociatria nell’Arte, dal titolo “Tutto è diventato un manicomio di cose”.
Questa performance (foto) suggella un punto di svolta per il lavoro di ricerca di Cuvato anche nei campi della fotografia e della videografia, a volte legati tra loro, che ha qualificato la vita artistica del Maestro ormai da decenni.
La nuova performance di Ivan Cuvato, che si presenta come una riflessione profonda e provocatoria, fa seguito ai temi esplorati nelle sue precedenti opere e performance, consolidando il suo ruolo di pioniere nella Sociatria, una disciplina che, pur avendo origini nel lavoro di Jacob Levi Moreno, è stata reinterpretata da Cuvato con una sensibilità unica. La Sociatria, come Cuvato la concepisce, non è solo una pratica terapeutica sociale, ma un’espressione artistica che cerca di curare la società attraverso la riflessione e l’interazione culturale.
Nel suo lavoro recente, intitolato “Tutto è diventato un manicomio di cose”, Cuvato esplora la nozione di caos e ordine nel contesto della società contemporanea. La performance si distingue per la sua capacità di unire elementi di fotografia e videografia in un dialogo continuo che riflette la complessità e il disordine del mondo moderno. La sua opera si allontana dalle narrazioni lineari e tradizionali, offrendo invece un’esperienza immersiva che sfida lo spettatore a confrontarsi con l’inevitabile disordine e la follia del nostro tempo.
Le immagini e i video presentati da Cuvato sono impregnati di una profonda carica emotiva e intellettuale. Ogni scatto, ogni sequenza, sembra riflettere un microcosmo di caos e bellezza, invitando il pubblico a una riflessione critica sulla condizione umana e sulla funzione dell’arte nel contesto sociale. In questo senso, la performance non è solo un’espressione artistica, ma una dichiarazione sul potere curativo dell’arte nel trattare le ferite sociali e personali.
La scelta del titolo “Tutto è diventato un manicomio di cose” suggerisce una critica alla società odierna, vista come un insieme di elementi disordinati e frammentati che, nonostante la loro apparente mancanza di coerenza, possono ancora essere analizzati e interpretati attraverso la lente dell’arte. La performance invita a riflettere su come, in mezzo al caos apparente, possano emergere momenti di comprensione e connessione.
La nuova performance di Cuvato non solo segna un’evoluzione nel suo approccio artistico, ma anche una riaffermazione del suo impegno verso la Sociatria come strumento di cambiamento e riflessione sociale. Attraverso un uso innovativo dei media visivi e un’intensa esplorazione dei temi della società e della psicologia, Cuvato continua a dimostrare come l’arte possa servire da specchio e da terapia per una società in continua evoluzione.