Sirmione, sospesa tra due golfi, è un lago che trattiene e riflette; l’Iran, con i suoi laghi interni e chiusi, è una terra che accumula tensione. Marco Palombi sta in mezzo come una pietra lanciata nell’acqua: non è il centro del lago, ma l’innesco. Il suo lavoro non occupa la superficie, la rompe. I cerchi che si allargano – economici, politici, ideologici – partono da un punto preciso e continuano ben oltre lo sguardo immediato, toccando rive lontane che fingono di non essere coinvolte.
Intervista
Antonio Rossello conversa con Marco Palombi
Il pomeriggio è uggioso, di quelli in cui il cielo sembra abbassarsi per ascoltare meglio. Le luminarie natalizie di Sirmione si accendono e si spengono come un respiro stanco, riflettendosi sull’acqua immobile del Garda. Un pub poco affollato, due boccali di birra rossa alla spina, il freddo che invita alla memoria. Sirmione, perla di penisole e isole, mansio romana e avamposto scaligero, sembra improvvisamente lontana dal turismo e vicina alle lande deserte dell’Iran, ai suoi laghi interni e alle catene montuose che separano e proteggono.
Res ipsa loquitur.

Marco Palombi arriva con passo tranquillo. Barba brizzolata, capelli folti e ispidi che ogni tanto si sistema con la mano. L’accento tradisce origini capitoline, ma senza ostentazione. Ha l’aria di un intellettuale d’altri tempi, leggermente spaesato nella postmodernità, e forse proprio per questo capace di leggerla meglio.
1. Antonio Rossello
Marco, parto da una cosa semplice solo in apparenza: ieri hai mandato in stampa il tuo ultimo libro. Che sensazione è chiudere un lavoro così complesso?
Marco Palombi
(Esita, sorride) È una sensazione ambigua. Da un lato sollievo, dall’altro una specie di vuoto. Quando studi un fenomeno come la rivoluzione iraniana non “finisci” davvero: a un certo punto smetti di scrivere, ma la materia continua a muoversi. È come lasciare una conversazione a metà.
2. Antonio Rossello
Hai detto: “Mi avevano chiesto uno studio e l’ho fatto”. C’è quasi un distacco professionale in questa frase. È davvero così?
Marco Palombi
In parte sì. Vengo da anni di consulenze, di lavoro per governi e grandi gruppi. Lo studio viene prima dell’opinione. Ma poi, inevitabilmente, qualcosa filtra. Questo libro è nato come analisi, ma è diventato anche una presa d’atto personale: dell’ingenuità occidentale, soprattutto.
3. Antonio Rossello
La copertina: una foto del 2019, scattata da una fotografa professionista. Dici che almeno lì ti sei “divertito”. Perché?
Marco Palombi
Perché la copertina è un confine. È il primo contatto tra chi scrive e chi legge. Lì puoi permetterti un linguaggio simbolico, quasi inconscio. La foto non spiega: suggerisce. Sta a metà tra superficie e profondità, tra ciò che si mostra e ciò che resta negli inferi.
4. Antonio Rossello
Mi hai proposto di leggere il PDF prima dell’uscita. È un gesto di fiducia o una forma di controllo?
Marco Palombi
(Ride) Forse entrambe. Mi interessa il confronto con chi sa leggere tra le righe. Questo libro non è pensato per rassicurare: preferisco che venga discusso, anche contestato.

5. Antonio Rossello
Ultima domanda “di contorno”: una foto attuale per un articolo futuro. Ti dà fastidio l’idea di aggiornare l’immagine pubblica?
Marco Palombi
Un po’. Le foto fissano, mentre io lavoro sul movimento. Ma capisco che servano. Purché non diventino maschere.
(Da qui in poi, le domande si addentrano nel cuore del libro. La birra fa effetto, le risposte si allungano, diventano più nette, a tratti taglienti.)
6. Antonio Rossello
Entriamo in The Becoming of Iranian Revolution. Perché “becoming” e non semplicemente “Iranian Revolution”?
Marco Palombi
Perché la rivoluzione iraniana non è un evento chiuso nel 1979. È un processo in divenire, un organismo che muta. I Pasdaran ne sono l’espressione più dinamica: da milizia ideologica a élite economico-militare globale.
7. Antonio Rossello
Chi sono davvero oggi i Pasdaran?
Marco Palombi
Sono uno Stato nello Stato. Controllano settori strategici, influenzano la politica estera, parlano il linguaggio dell’Islam politico ma agiscono con logiche da capitalismo avanzato. È questo il paradosso che l’Occidente fatica a comprendere.

8. Antonio Rossello
Nel libro parli di “guerra economica”. In che modo l’Iran la conduce?
Marco Palombi
Attraverso aggiramento delle sanzioni, reti informali, alleanze asimmetriche. L’Iran ha trasformato la pressione esterna in un laboratorio di resilienza economica. Non è un modello esportabile, ma è estremamente efficace.
9. Antonio Rossello
Che ruolo ha l’Islam politico in tutto questo?
Marco Palombi
È la grammatica, non il contenuto. Serve a legittimare, a mobilitare, ma le decisioni reali rispondono a interessi di potere molto concreti. L’errore occidentale è prendere la retorica per sostanza.

10. Antonio Rossello
Nel libro sembri suggerire che l’Occidente abbia bisogno dell’Iran come “nemico”.
Marco Palombi
Sì. Il nemico semplifica. Evita di fare i conti con le proprie contraddizioni interne. L’Iran diventa lo specchio deformante in cui proiettiamo paure che non vogliamo analizzare.
11. Antonio Rossello
E per i Paesi non musulmani? Qual è l’impatto reale di questa rivoluzione permanente?
Marco Palombi
Instabilità selettiva. L’Iran non punta al caos totale, ma a zone grigie di influenza. È una strategia raffinata, spesso sottovalutata.
12. Antonio Rossello
Nel testo alterni analisi fredde a passaggi quasi narrativi. È una scelta consapevole?
Marco Palombi
Sì. I numeri spiegano come, le storie spiegano perché. Senza entrambe le dimensioni l’analisi resta sterile.
13. Antonio Rossello
C’è un momento, nel libro, che consideri centrale?
Marco Palombi
Quando descrivo la trasformazione dei Pasdaran in attori economici globali. Lì cade definitivamente l’idea romantica – o demonizzante – della rivoluzione come fatto ideologico puro.
14. Antonio Rossello
La fotografia di copertina, allora, torna: superficie e inferi. È questa la chiave di lettura?
Marco Palombi
Esattamente. Ciò che vediamo è solo una soglia. Sotto c’è un sistema complesso, spesso scomodo. La foto è un invito a scendere, non a fermarsi.
15. Antonio Rossello
Da economista della scuola liberale francese, come convivi con un oggetto di studio così “illiberale”?
Marco Palombi
Con disciplina. Capire non significa giustificare. Anzi: solo comprendendo davvero si può criticare in modo efficace.
16. Antonio Rossello
Ultima domanda: da dove vieni e dove stai andando, Marco Palombi?
Marco Palombi
(Si ferma, guarda il boccale) Vengo dallo studio. Dove vado non lo so ancora. Ma so che continuerò a osservare le crepe del sistema: è lì che passa il futuro.
Scheda editoriale
Titolo:
Disponibile in versione Kindle in lingua inglese su Amazon
Autore: Marco Palombi
Genere: Saggio di geopolitica ed economia di guerra
Contenuti: Analisi del ruolo dei Pasdaran, dell’evoluzione dell’Islam politico iraniano e delle conseguenze globali della rivoluzione iraniana come processo in divenire.
Punti di forza: Approccio interdisciplinare, linguaggio rigoroso ma accessibile, capacità di leggere l’Iran oltre gli stereotipi ideologici.
Profilo autore
Marco Palombi (1968) è un economista della scuola liberale francese, specializzato in economia di guerra, guerra economica e negoziazioni complesse. Dal 1994 ha operato come consulente per governi in fasi di transizione economica, occupandosi di politiche monetarie, scambi internazionali e legislazione sugli investimenti. Ha maturato esperienza in quattro continenti, nel settore pubblico e privato. Attualmente è senior advisor strategico e responsabile ufficio studi per importanti gruppi italiani; è autore di white paper su token e criptovalute e collabora con giornali ed editori su temi di economia, politica internazionale e comunicazione.




