Home Tags Grazia Deledda

Tag: Grazia Deledda

Alis aveva dieci anni e doveva studiare: lo studio però non gli andava a genio: avrebbe preferito viaggiare o almeno stare nella strada o nel prato a giocare, sia pure col suo cagnolino Bau che gli saltellava sempre attorno come fosse attaccato a lui da un fil di ferro a molla.
La terribile compagnia era composta di cinque individui, tre maschi e due femmine, e, pare impossibile, ma pur troppo è così, il capo era appunto la maggiore di queste.
Primo, Secondo e Terzo, i tre fratelli Gelmini, erano andati a portare un cestino d’uva alla nonna. Non che la nonna non avesse dell’uva; anzi ne aveva tanta che i suoi pergolati erano più neri che verdi; ma di quella qualità, posseduta in tutti quei dintorni solo dalla famiglia Gelmini, non si sapeva se ce ne fosse altra al mondo.
I cinque fratelli Lobina, tutti pastori, tornavano dai loro ovili, per passare la notte di Natale in famiglia. Era una festa eccezionale, per loro, quell’anno, perché si fidanzava la loro unica sorella, con un giovane molto ricco.11
L’uomo più buono del mondo ch’io ho conosciuto era il mio padrino: e non poteva essere che tale, se era l’amico intimo di mio padre. Mio padre non usciva, si può dire, fuori di casa, eppure conosceva, o meglio era conosciuto, da una infinità di gente…
Finché sono stata signorina, mi è toccato di fare il pane in casa. Questo voleva nostra madre, e questo bisognava fare: non per economia, che grazie a Dio allora si era ricchi, più ricchi di quanto ci si credeva, ma per tradizione domestica: e le tradizioni domestiche erano, in casa nostra, religione e legge.
Cinque anni or sono conobbi un ragazzetto soprannominato Coeddu, nome che si dà anche al diavolo, il quale, come sapete, vien rappresentato con una piccola coda attortigliata un po’ al di sotto della schiena.
Quell’inverno lontano fu nefasto per la mia piccola città di Nuoro. Sebbene bambina, io lo ricordo come non ricordo tempi recenti. Dapprima nevicò per quattordici giorni di seguito; poi, caddero pioggie torrenziali che fecero crollare i muri; infine la difterite, allora chiamata angina, fece strage di bambini.
Quand’ero ragazzetta, avevamo in casa nostra un vecchio servo della Barbagia chiamato Moisè. Era il suo vero nome? Non credo; forse era un soprannome, perché realmente il vecchio rassomigliava al profeta Mosè…