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C'era una volta un povero principe, il quale aveva un regno piccino piccino; sempre grande abbastanza, però, per poter prendere moglie; e questo per l'appunto egli voleva. Veramente, l'andar a domandare alla figliuola dell'Imperatore: «Mi vuoi per marito?» — fu un po' temerario da parte sua.
«Din don, din don!» — si sente risonare dal gorgo della campana, in fondo al piccolo fiume di Odense. Che fiume è questo, tu dici? Ma non v'è bambino, nella vecchia città di Odense, che non lo conosca, perchè esso bagna tutti i giardini dei dintorni, e scorre sotto ai ponti di legno, dalla chiusa sino al molino.
Da tre giorni, nel paesetto non si parlava di altro che dell’arrivo del burattinaio. Davanti al magazzino da lui preso in affitto, una folla di ragazzi faceva ressa per vedere i preparativi delle rappresentazioni, quantunque il portone socchiuso non permettesse di scorgere quel che colui stava ad armeggiare là dentro.
Nessuno al mondo sa tante novelle quante ne sa Serralocchi. Quello sì, ne sa di belle! E come le racconta! Verso sera, quando i bambini sono ancora seduti a tavola, composti, o pure quieti quieti sui loro panchettini, capita Serralocchi. Sale la scala senza far rumore, perchè ha le scarpe di feltro; apre la porta pian pianino...
C'erano due galletti — uno sul letamaio ed uno sul tetto; e tutti e due pieni di boria. Chi poi valeva meglio? Ditemi pure la vostra opinione; ma, tanto, io mi terrò la mia.
C'erano una volta cinque piselli nello stesso baccello: erano tutti verdi, il baccello era verde, e perciò credevano che tutto il mondo fosse verde. Sin qui, bisogna dirlo, avevano un po' di ragione.
Un mercante avea fatto buoni negozi alla fiera: tutta la mercanzia venduta, e la borsa piena d'oro e d'argento. Volendo subito mettersi in cammino per arrivare prima di notte, chiuse il danaro nella valigia, si caricò questa dietro la sella e montò a cavallo.
— Uh! Il Drago! Il Drago! Don Paolo Drago – drago di nome e di fatto, diceva la gente – arrivato davanti a loro, si era fermato, trattenendo l'asino con una leggera tirata della cavezza.
Molti anni or sono, viveva un Imperatore, il quale dava tanta importanza alla bellezza ed alla novità dei vestiti, che spendeva per adornarsi la maggior parte de' suoi danari. Non si curava de' suoi soldati, non di teatri o di scampagnate, se non in quanto gli servissero di pretesto a far mostra di qualche nuovo vestito. Per ogni ora della giornata, aveva una foggia speciale, e, come degli altri re si dice ordinariamente: è al consiglio, — di lui si diceva sempre: è nello spogliatoio.