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Il Cavaliere (come lo chiamavano in casa le persone di servizio) accompagnò fino all’uscio la moglie e le figliuole, che andavano al teatro, poi rientrò nella sala da desinare, s’adagiò sur una poltrona davanti al camino, incrociò le mani sul petto, e pensò: «Come farò ad ammazzare queste tre ore?».
Un giorno d’agosto, nelle ore piú calde, una mosca spiccò il volo da una finestra della palazzina in cui viveva da tre mesi, discese nel giardino, e da un cespuglio a una rosa a un arbusto a una siepe s’andò a posare dentro un capanno rivestito di convolvoli, sulla spalliera d’un sedile di ferro; dove, con sorpresa, si trovò davanti una sua simile, non mai vista da lei prima d’allora, che pareva stupita e inquieta di trovarsi là, come un viandante smarrito in una foresta.