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Io vissi sempre in campagna nella bella stagione, da giugno a ottobre, e ci venivo come a una festa. Ero un ragazzo, e i contadini mi portavano con loro ai raccolti – i piú leggeri, far su il fieno, staccare la meliga, vendemmiare.
Neanche da ragazzo Geri s’era mai capacitato di quei mendicanti che si presentavano alla porta vestiti decentemente – d’inverno, con un soprabito – e salutavano chiedendo l’elemosina seri, come chi attende a un affare e non ha tempo da perdere e lo fa capire.
Mi stupisce che Clara, Lucetta e perfino la signora Ugolina che non è piú una ragazza, ripetano tanto volentieri che tutti gli uomini sono disgustosi e che loro li disprezzano e non sanno che farsene. Non parlano d’altro.
Sull’aia liscia e soda come un tavolo di marmo, saliva il fresco della sera. Ai piedi di una collina, quando il sole è appena calato dall’altra parte, la terra pare schiarirsi di luce propria, una luce fresca e silenziosa, che esce dai sassi e dalle cose nude.
È alto mattino. Adamo, giovane aitante, di gambe pelose e petto largo. Esce dalla grotta in fondo a destra e si china a raccogliere una manciata di ciottoli. Li getta a uno a uno con cura contro il tronco di una palma a sinistra. Qualche volta sbaglia la mira. Adamo – Io vado a pescare. Eva dalla grotta – Vacci. Che bisogno hai di dirlo?
Ci sono dei giorni che la città dove vivo, e i passanti, il traffico, gli alberi, tutto si sveglia al mattino con un aspetto strano, usuale eppure irriconoscibile, come in quegli istanti che ci si guarda nello specchio e si chiede «chi è quel tale? » Per me, sono i soli giorni amabili dell’anno.
Sul casotto dell’«Imbarco» ai piedi delle colline, non giungeva ancora il sole. Grandi alberi l’ombreggiavano. Di là dal fiume che balenava immobile, schiarito dall’alba, si drizzavano case luminose, i sobborghi isolati, e su esse pareva già alto mattino.
Sbalzato per strane vicende di lavoro proprio in fondo all’Italia, mi sentivo assai solo e consideravo quello sporco paesello un po’ come un castigo, – quale attende, una volta almeno nella vita, ciascuno di noi, – un po’ come un buon ritiro dove raccogliermi e fare bizzarre esperienze.
Eccomi che suono alla porta e se invece di Wanda esitante e sorpresa mi aprisse una Wanda sdegnosa chiedendo che cosa voglio e se credo che basti presentarmi per metterle addosso le mani e passare una notte respirando con lei dovrei pure chinare la testa e levarmi il cappello brontolando che mi sono sbagliato.