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Gianni dopo aver servito per sette anni il suo padrone un giorno gli disse: «Signore, il mio tempo è compiuto, desidero tornare a casa da mia madre, datemi il mio salario». Il padrone rispose: «Tu mi hai servito fedelmente e onestamente; quale il servizio tale il salario e gli dette un pezzo d’oro grande come la sua testa.
C’era una volta un contadino che una sera sedeva vicino al focolare e attizzava il fuoco mentre la moglie accanto a lui filava. Disse il contadino: «Come è triste non avere bambini! È così tranquilla la nostra casa, mentre nelle altre case si grida e c’è allegria!».
Ora ti voglio raccontare una storia, che ho sentita anch'io quand'ero bambinetto; e da allora, ogni volta la rammento mi par più bella. Perchè avviene delle novelle come di certe persone: più invecchiano e più diventano belle, — e questa, già, è una grande consolazione!
Bene, fino a nove anni: nata bene, cresciuta bene. A nove anni, come se il destino avesse teso dall'ombra una manaccia invisibile e gliel'avesse imposta sul capo: — Fin qua! —, Clementina, tutt'a un tratto, aveva fatto il groppo. Là, a poco piú d'un metro da terra.
ono andati a svegliarlo sulla poltrona nella stanza di là, se voleva vederla un'ultima volta prima che il coperchio fosse saldato sulla cassa.
Di tutte le avventure occorsemi nella mia lunga carriera di poliziotto – cominciò Cutt-Hardy – quella che sto per narrarvi fu per me la più difficile a districare. Il problema che si trattava di risolvere era estremamente arduo, consistendo, per così dire, in una equazione di cui le incognite abbondavano stranamente.
Come tutte le mattine mi svegliai prima di giorno, ma aspettai che fosse luce chiara prima di scendere dal letto. Era tanto di guadagnato sulla lunga giornata. La pioggia, al suo solito, invece di lavarmi il vetro me l’aveva insudiciato. Attesi alle cose mie senza avere il coraggio di uscir fuori. Verso le undici, spinto dalla fame, guardai il cielo e scesi quei tre scalini. Persisteva nel vento l’umidità della pioggia.
Quand’ero ragazzetta, avevamo in casa nostra un vecchio servo della Barbagia chiamato Moisè. Era il suo vero nome? Non credo; forse era un soprannome, perché realmente il vecchio rassomigliava al profeta Mosè…
Appena uscita dal salotto la ragazza, Maurizio Gueli si levò in piedi, guardò l'orologio, poi si abbottonò lentamente l'abito e con la mano tesa si avvicinò a Fulvia Corsani, sdrajata su la poltrona con un libro su le ginocchia, la testa appoggiata su la spalliera e la bellissima gola provocante tutta in vista dalla fossetta all'attaccatura del collo sú sú fino all'ovale del mento.