(voce di SopraPensiero)

Magari è colpa del risvolto di copertina che ti dice che Ottavio Cappellani – scrittore, sceneggiatore e drammaturgo – è un autore il cui precedente romanzo è stato pubblicato in 26 Paesi. O della pagina celebrativa della Wikipedia italiana, la quale sottolinea che il New York Times ha dedicato un’intera pagina all’«erede di Pietro Germi», concludendo (al momento in cui scrivo: è il 17 novembre 2013): «ad ottobre uscirà il nuovo romanzo: il titolo al momento è sconosciuto».
Insomma, si crea l’attesa; ma al di là dell’emozione per l’evento, resta il fatto che l’ultima prova narrativa di Cappellani – Sull’Etna non uccidono mai nessuno, ed. Imprimatur – è deludente. E il paradosso è che non è tanto quello che ti aspetti a deluderti, ma quello che non ti aspetti: un po’ i refusi e la forma grezza di certi passaggi (dove lo stesso termine si ripete due, anche tre volte in poche righe), che fanno pensare che le bozze non siano state rilette. Un po’ non ci si aspetta un pleonasmo come «grosso casermone» o una descrizione vaga come «in questo momento sembra il capitano Achab» (e cioè?), o ancora espressioni come «Ho chiamato a Caterina» (che volendo ricondurre al modo di parlare tipico del personaggio, invece che a una svista dell’autore, avrebbero richiesto una caratterizzazione più precisa e omogenea).
D’altro canto la semplicità della trama non impedisce che la lettura sia godibile e a tratti perfino intrigante (imperdonabile tuttavia che il caso venga risolto dal protagonista investigatore nell’ambito di una mezz’ora di ricerca […] in internet). Sullo sfondo (peccato: il tema è attuale e meriterebbe uno spazio ben più ampio, a tutti i livelli della discussione) la borghesia parassitaria e annoiata la cui assuefazione all’eccesso conduce all’orrore e alla follia.
Un giallo senza pretese, insomma, ambientato tra i boschi e le strade dell’Etna, ma anche tra i servizi segreti, la mafia e l’amore per una Sicilia generosa e violentata, dove la magia dei miti classici si fonde con quella che l’uomo cerca ad ogni costo di piegare ai suoi desideri malvagi.


O. Cappellani, Sull’Etna non uccidono mai nessuno, ed. Imprimatur, 2013, pp. 144, euro 14,50.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.