Su sollecitazione del Ministero dell’istruzione dell’epoca, Peano in questo saggio prende in esame molti testi di Aritmetica destinati ai bambini della scuola elementare. La critica del Ministero era che i testi erano poco chiari e spiegavano concetti che i bambini apprendevano solo a memoria.
Dunque Peano si pone il problema di come deve essere spiegata e fatta apprendere ai bambini la matematica. A questo scopo egli si chiede a quale scopo viene insegnata la matematica? Essa viene insegnata affinchè sappiano risolvere problemi pratici.
Quindi evidenzia l’inutilità di libri di testo, in voga molto prima di lui, ma che erano in parte sopravvissuti alla sua epoca, a base di domande e risposte (sui quali col tempo erano rimaste solo le risposte).
La considerazione che fa è: alla domanda “che cosa l’addizione” gli alunni non sapranno dare una risposta; però è meglio un silenzio che una risposta senza senso, incomprensibile sia all’alunno che all’insegnante.
Quindi dà indicazioni di alcuni metodi di apprendimento che siano allo stesso tempo piacevoli per i bambini e legati alla realtà del momento; a differenza dei testi di allora che erano anacronistici.
A suo giudizio i libri di testo dovevano essere simbolici e non sovrabbondanti di termini ripetuti e di definizioni tautologiche. Qui Peano si pone il problema più generale, che a lui stava molto a cuore, delle definizioni fatte in modo simbolico, che fossero cioè intelleggibili a tutti, cioè un linguaggio universale della matematica.
Sinossi a cura di Giuseppe Piero Perduca
Dall’incipit del saggio:
Il preside della Facoltà matematica di Torino ricevette dal Ministero la relazione sui libri di testo per l’insegnamento dell’Aritmetica nelle scuole elementari. Questa relazione, in 147 pagine, è dovuta alla Commissione centrale, presidente il prof. Lombardo Radice, direttore generale dell’istruzione primaria; ne è relatore l’illustre matematico prof. M. Cipolla già dell’Università di Catania, ed ora in quella di Palermo.
La relazione esamina una moltitudine di testi, ne approva alcuni, accetta altri in via provvisoria, e ne respinge altri.
L’invio della relazione è accompagnata da una lettera del Direttore generale, 13 febbraio 1924. Questa lettera lamenta «le deplorevoli condizioni dell’insegnamento della matematica elementare, talvolta vergognose, la mancanza di semplicità o di chiarezza scientifica nei libri di testo. Il Ministero confida che gli illustri colleghi delle Università prendano su di sè il grave compito di controllare la produzione dei primissimi libri di testo…. Noi facciamo appello ai Colleghi delle Università perchè ci aiutino. Scrivano, persuadano, agiscano! Si tratta della scuola di tutti, si tratta dei fanciulli di tutti!»
Aderendo a questo nobile invito, tenni una pubblica conferenza presso l’Università di Torino, il 23 febbraio, e qui la riassumo.
Scarica gratis: Sui libri di testo per l’aritmetica nelle scuole elementari di Giuseppe Peano.