Romanzo per bambine, questo libro pubblicato nel 1906 dà voce ad una bambola molto elegante, Fina, che viene regalata per Natale ad una bambina di una ricca famiglia, Maria.

In Storia d’una bambola, le bambole e gli altri giocattoli hanno pensieri e voci, ed esattamente come le loro “mammine”, hanno un carattere più o meno dolce, hanno simpatie ed antipatie, e raccontando vicende, dialoghi e interazioni di Fina, l’Autrice riesce ad esprimere una “morale” che possa istruire le lettrici-mammine in erba a diventare da grandi delle ottime madri di famiglia.

Lo “status” di Fina subisce alti e bassi in corrispondenza dei cambiamenti di umore di Maria, dei dispetti che il fratello fa alla bambola per colpire la sorella, e delle vicende di tutte le “mammine” a cui la bambola finisce successivamente in mano. La narrazione copre una alternanza di episodi e di caratteri, bimbe capricciose e distratte, oppure amorevoli e delicate, con le loro vicende famigliari, a volte infelici, che intrattengono le lettrici fino al finale, lieto per le bimbe, ma non altrettanto per la bambola Fina.

Altri titoli per l’infanzia della Vertua, già presenti su Liber Liber, sono Giocondità, In collegio e Letizia e Sandro. Se il primo ha come protagonisti due fanciulli, e l’ultimo un ragazzino e la sorellina, questa storia, come In collegio, è chiaramente destinata a letture per (sole) fanciulle, e in questo caso specialmente bambine in età di scuola elementare, ma non per questo ancora estranee alle difficoltà ed ai dolori della vita.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Ah, voi credete che noi non sentiamo nulla?… Perchè abbiamo la testa di porcellana e gli occhi di cristallo, voi ci credete sorde, mute, cieche, insensibili?… Vi sbagliate, signorine mie, vi sbagliate. Noi, fatte ad immagine e somiglianza vostra, noi, se lo volete sapere, sentiamo tale quale come se in petto ci battesse il cuore e ci frullasse in capo i pensieri. Fra di noi ce la intendiamo a meraviglia; ci raccontiamo l’una l’altra le nostre vicende, ci consoliamo, ci rallegriamo; non siamo punto essere inanimati, insomma: tant’è vero che ciascuna bambola ha la sua brava storia. Volete sentire la mia?… Sarò breve e chissà che non v’insegni qualche cosa.
Io nacqui a Norimberga; ma chi mi diede la facoltà di sentire fu un bacio di fanciulla, un bacio che mi fece scorrere la vita per il corpo, che fece conoscere me a me stessa. — Tu sei fra tutte la più bella ed io ti farò principessa, ti farò regina! — Furono queste le parole che accompagnarono il bacio, fu questo il mio battesimo. Oh le lodi! basta avere due orecchie per sentirle; e uno se le raccoglie in seno con gelosia, ci crede di buono, come fossero verità. La lode giova al savio e nuoce al matto, ho sentito dire più tardi; ma io non era nata con la saggezza in corpo, e quelle parole, che mi salutavano la più bella fra tutte, mi ronzavano in capo come una musica soave, stuzzicavano la mia nascente vanità, già mi davano un’ariuccia altera e disprezzante.
Fui adagiata in una cestella sopra un mucchio di trine e nastri e fiori artificiali, presso una vecchia bambola dal naso sbucciato, dalle gote smorte e poveramente vestita di traliccio. Che?… io la bellissima, la principessa, la regina, doveva io avere una simile vicina? Guardai la poveretta di sbieco quasi a dirle: — Bada chi son io e stammi a distanza!

Scarica gratis: Storia d’una bambola di Anna Vertua Gentile.