(voce di SopraPensiero)
Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Storia di Roma (2). Dall’abolizione dei re di Roma sino all’unione dell’Italia di Theodor Mommsen, curata e annotata da Antonio G. Quattrini.
Il lavoro più famoso di Mommsen, un classico dei trattati di storia, comparve fra il 1854 e il 1856, esponendo la storia romana dalle origini fino alla fine della repubblica romana e al governo di Cesare, che Mommsen ritrasse come uno dei maggiori statisti di tutti i tempi. Le vicende politiche, particolarmente della tarda repubblica, sono attentamente confrontate con gli sviluppi politici del XIX secolo.
Dall’incipit del libro:
Il rigoroso concetto dell’unità e della onnipotenza del comune in tutte le pubbliche occorrenze, concetto che forma il cardine di tutte le costituzioni italiche, dava in mano all’unico capo della repubblica, eletto a vita, un’autorità quasi sconfinata, i cui effetti erano certo formidabili sui nemici esterni, ma pesavano non meno duramente sui cittadini. Da ciò gli abusi e gli eccessi a cui seguivano, come effetti inevitabili, gli sforzi per segnare un limite a quel potere. Ma quel che vi ha di mirabile in questi tentativi di riforma e in questi rivolgimenti politici si è, che mai si ebbe in animo nè di limitare il potere dello stato, nè di privarlo del necessario organismo, e che non si tentò mai di far prevalere di fronte al comune i così detti diritti naturali dell’individuo; tutta la tempesta si riversava unicamente contro la forma della rappresentanza comunale. In Roma il grido del partito progressista dal tempo dei Tarquini sino al tempo dei Gracchi non è dunque la limitazione del potere dello stato, ma solo la limitazione del potere dei magistrati, e anche mirando a questo scopo mai non si dimenticò che il popolo non deve governare bensì dev’essere governato.
Questa lotta ferveva fra la cittadinanza; accanto ad essa però nasceva e cresceva sempre più un altro contrasto: i non cittadini si affannavano per essere pareggiati in tutto ai cittadini di fronte alla legge. Da ciò ebbero origine le agitazioni dei plebei, dei Latini, degli Italici e dei liberti, i quali tutti, o avessero già nome di cittadini come i plebei ed i liberti, o non l’avessero come i Latini e gli Italici, non partecipavano in effetto all’eguaglianza politica, e la reclamavano.