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«Si potrebbe dire che la sua condizione e il suo atteggiamento furon quelli di una natura angelica, caduta in un mondo inferiore.» (pag.149)
La conclusione del saggio di Levi, una delle sue prime opere, dimostra con efficacia come esso tragga vigore, oltre che da un’approfondita conoscenza dello Zibaldone, dal culto dell’autore per Leopardi, testimoniati entrambi dalla pubblicazione nel 1908 di Note di Cronologia Leopardiana, nel 1909 di Note Leopardiane e, nel ’32, della sua “Scelta di Operette, Pensieri e Lettere” per La Nuova Italia.
Tesi di fondo dell’opera, che si propone di ricostruire l’evoluzione del pensiero di Leopardi, è che in esso siano presenti fin dall’inizio, in nuce, i germi dei futuri sviluppi: «Ciascuna delle teorie enunciate ci apparve colorita di pessimismo universale, fin da quando il Leopardi cominciò a filosofare». Questo processo, per Levi, può dirsi sostanzialmente concluso nel 1824, come dimostra il fatto che nello Zibaldone, in cui Leopardi annotava le proprie riflessioni in ordine cronologico, quasi 4000 pagine siano state scritte dal 1820 al 23 aprile 1824 e solo 500 successivamente.
Levi argomenta la sua tesi delineando nel saggio alcuni percorsi tematici improntati nella prima parte sulla “critica dei valori”:
«Sono il problema della natura del bello, della morale, dell’origine del talento, della necessità del dolore, e, sopraordinato a tutti, il problema dei rapporti fra l’individuo e la società, fra la ragione e la fantasia, fra l’uomo e la natura» (pag.21).
Successivamente Levi analizza la concezione pessimistica della storia, avvalendosi anche qui di numerosissime citazioni, tratte prevalentemente dallo Zibaldone, ma anche dalle lettere ai fratelli Carlo e Paolina e a Giordani e dalle Canzoni filosofiche. Se nella prima parte solo sporadici sono i riferimenti alle opere letterarie, nella seconda le Operette morali e i Canti pisano-recanatesi diventano un punto di riferimento obbligato, le prime come testimonianza degli esiti, ivi sistematizzati, del pensiero di Leopardi (“conclusione dottrinale del pensiero leopardiano”), i secondi come perfette incarnazioni artistiche dello stesso:
«I pensieri che gli furono più familiari ritorneranno, ma non più come frammenti da raccogliere per costruirne il suo universo; piuttosto come monadi, atte a simboleggiare ciascuna efficacemente il pensiero universale di cui fanno parte. Non frammenti, ma unità perfette di significato e di forma, perchè pensate e sentite nei loro rapporti più universali e nelle radici più profonde; unità perfette, epperciò stesso, posta la mente che le produce, motivi melodici e poetici.» (pag.127).
Sinossi a cura di Mariella Laurenti
Dall’incipit del saggio:
Senza dubbio il Leopardi ebbe solamente alcune delle doti che si richiedono al filosofare. Prescindendo dalla acutezza di osservazione interiore, che tutti gli riconoscono; del filosofo egli possedette perfettamente lo strumento della logica formale, ebbe l’avvedutezza critica nella valutazione delle esperienze, ebbe sopratutto il bisogno e il coraggio della verità, anzi l’impossibilità assoluta di acquietarsi in credenze che non gli fossero provate vere; ebbe anche, e ne diede prova in parecchi abbozzi di sistemi, una certa forma grandiosa di fantasia metafisica; ebbe sopratutto profondissimo il bisogno della coerenza e dell’unità interiore, e vide molto nettamente le ragioni per cui le indagini filosofiche intorno alla natura delle cose tendono inevitabilmente al sistema (sono da vedersi in questo proposito i pensieri dello Zib. a p. 1089-91 = vol. II, 396-7).
Invece gli mancò quasi del tutto l’attitudine all’analisi e al maneggio dei concetti astratti; e poichè d’altra parte era troppo probo per fermarsi a sviluppare con sforzo metodico della fantasia quegli abbozzi metafisici che gli venivano in mente, quando non poteva dar loro un buon fondamento colla determinazione precisa dei concetti è certo che ad esprimere la sua concezione dell’universo con un sistema filosofico, non poteva riuscire.
Scarica gratis: Storia del pensiero di Giacomo Leopardi di Giulio Augusto Levi.