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(voce di SopraPensiero)
L’inspiegabile. La fatalità. Il complotto. L’esperimento. Il passato, che ti porta via la vita e non torna più. Ma poi invece torna, magari al telefono. Si ha la sensazione che a Nicola Arcangeli non bastino quasi cinquecento pagine a raccontare tutte le sue storie: che appartengono a generi narrativi diversi e che tuttavia – nonostante sembrino talvolta ribellarsi, come bestie inaddomesticabili – vengono ben composte in questo romanzo sui generis che è Solo il vento lo ascoltava. Come rileva Gianluca Morozzi nella Prefazione, Nicola Arcangeli non è etichettabile: qui c’è il noir, il thriller, la spy… ma nessuna di queste categorie esaurisce e ricomprende tutto. Resterebbe da capire se sia, per Arcangeli, la fondazione di un genere nuovo, tutto suo, in attesa di ulteriore definizione; o non piuttosto la ricerca di qualcosa di più specifico, inesausta e non ancora conclusa. Solo la prossima opera potrà rispondere – forse – a questo interrogativo. E il fatto che la aspettiamo, è più eloquente di mille parole.
N. Arcangeli, Solo il vento lo ascoltava, ed. Giraldi, 2016. Con la Prefazione di Gianluca Morozzi.