La Slavia italiana (ora Slavia friulana o Schiavonia) è quell’ultimo lembo montuoso di suolo italico a ridosso del confine sloveno, di idioma slavofono, individuata geograficamente dalle Valli del fiume Natisone e parte delle Valli del Torre.

Fu abitata fin dal periodo longobardo dall’arrivo di popoli slavi, come attestato dal cividalese Paolo Diacono; successivamente il territorio divenne possesso prima dei Patriarchi di Aquileia e poi della Serenissima Repubblica di Venezia che concesse enormi privilegi vista la posizione strategica, la “custodia dei passi” e la costante difesa dalle incursioni straniere.

In questo periodo le convalli del Natisone mantennero autonomia giudiziaria ed amministrativa e furono esonerate dal pagamento di molti dazi e tributi fino all’epoca napoleonica in cui persero questi vantaggi seguendo fedelmente le sorti della Repubblica veneta.

Parteciparono patriotticamente alla ricostituzione dell’Italia ma dal 1870 iniziarono aspre dispute ideologiche e linguistiche tra le parti filo-italiane e filo-slave anche perché molti documenti storici, che potevano costituire caposaldo della vera identità della Schiavonia, erano stati persi o distrutti nelle epoche precedenti.

Questo saggio pubblicato nel 1884 non intende solo delineare la storia, la lingua, i costumi di questo territorio ma, verso la fine, propone anche delle soluzioni autentiche per superare queste nascenti criticità identitarie e si chiude con un auspicio dell’autore

“O libro piccioletto, raggiungi lo intendimento che ti sei prefisso, e spariranno le nebbie che io vidi librarsi sulla valle della Schiavonia ed il sole di una vera civiltà leverassi fulgido anche su questi monti, che fanno degna corona alla patria italiana!”

Sinossi a cura di Marco Totolo

Dall’incipit del libro:

Una mattina del….. 1884, percorrendo la strada che da Cividale conduce nel distretto di S. Pietro, mi sentì irresistibilmente fermato sulla riva di Azzida a contemplare il paesaggio.
In faccia, chiusa da monti scuri, la bassa valle di S. Leonardo, tortuosamente corsa dalla Rieka e seminata di paeselli, sui quali allora si librava la nebbia.
A sinistra, la più alta valle di S. Pietro, solcata dal Natisone e sulla quale eccelle nella gloria del cielo il Matajur, cui mandano un saluto i vicini picchi nevosi della Carinzia.
Alla mia destra, sulla punta di un monte, il santuario della Vergine nell’aureola dell’alba.
Indietro poi, fra le linee del castello diroccato di Grünberg da una parte e le colline digradanti dall’altra, le mura, le torri ed i campanili dell’antica Forogiulio, misticamente vaporosa ed illuminata dal sole nascente.
La vista complessa mi fece riflettere: non è maturo il tempo di far conoscere all’Italia, un po’ meglio che non la sia, questa sua Slavia? e no’l potrei tentare io, cui, se possono far difetto a ciò il tempo, i necessari materiali e l’ingegno, soccorrerà la dilezione per una terra che fu culla dei miei padri?

Scarica gratis: Slavia italiana di Carlo Podrecca.