Questa raccolta di scritti, politici ma certamente anche autobiografici, senza necessariamente fare una distinzione, è stata editata la prima volta dalla Casa editrice Polis di Napoli nel 1944. Era un momento assai delicato nella storia dell’Italia moderna postfascista.

Era il momento in cui era necessario far conoscere il vero aspetto della repressione fascista e fornire una testimonianza diretta della voce, una delle più alte, dell’antifascismo attraverso il racconto delle persecuzioni e dei processi.

La selezione di questi scritti piuttosto che altri, magari di più specifica analisi politica ed economica, non fu certamente fatta da Gaetano Salvemini che firma la prefazione (1). Si trattava invece certamente di una scelta editoriale perché si riteneva urgente legittimare e dare voce ad una diversa idea di “socialismo”, quale emerge appunto dagli scritti di Rosselli, consolidato da un antifascismo che si è fatto staffetta tra le generazioni ed in questo abbia trovato nuova linfa.

Scritti politici, si è detto, ma certamente anche autobiografici. In realtà in questi scritti è praticamente impossibile scindere ciò che è analisi politica da ciò che è vita dell’autore, tra i fondatori del movimento “Giustizia e Libertà”. Le pagine fremono di passione giovanile, di tensione ideale, di sete di giustizia.

Straordinaria è la lettura del brano Il diritto dei popoli ad insorgere contro la tirannia, nel quale è raccontato il processo a Giovanni Bassanesi, che, giovane venticinquenne, partendo dalla Svizzera, sorvolò nel 1930 Milano per diffondere volantini contro il regime; all’impresa avevano collaborato anche Carlo Rosselli ed altri giovani antifascisti italiani. Tutti vengono messi sotto processo dalle autorità confederate:

[…] — Presidente: «La lotta tra l’idealismo e l’ordine costituito è vecchia come la storia. La vera libertà sta nel rispetto della legge».
— Rosselli: «C’è un ordine giuridico e un ordine morale. In tutti gli ordinamenti giuridici sorgono ai margini dei conflitti drammatici tra morale e diritto. La funzione dei giudici è appunto quella di superarli, conciliando le due esigenze. La nostra tragedia sta appunto in questo: che nella lotta per la libertà noi non disponiamo più dei mezzi legali. […]»

La narrazione, pervasa anche di descrizioni vivissime di ambienti, personaggi, paesaggi, è tesa, scattante con un taglio quasi cinematografico, in cui il punto di regia è quello di Rosselli, di colui che sta vivendo quegli attimi – l’aiuto alla fuga dall’Italia di Turati, la fuga dal confino a Lipari, la partecipazione alla guerra di Spagna,… – sulla propria pelle.

Infine si legge in tutte le pagine questa ansia di migliorare il mondo, di dar voce agli ultimi, di sentire gli altri fratelli, dando la propria partecipazione volontaria e disinteressata al più alto livello, fino al massimo sacrificio, se necessario:

«[…] E ci abbracciammo commossi e ci dicemmo a voce alta la nostra gioia di batterci, la nostra sicurezza di vincere, e anche, se occorreva, la nostra tranquilla accettazione del sacrificio. […]»

E Rosselli cita al proposito Ernesto Rossi:

« A nulla servono le idee se non si è pronti a servirle con l’azione ».

La stessa frase, di poco mutata, mi è giunta da un volontario (2) di Libera, Associazioni, nomi e numeri contro le mafie:

« A nulla serve la memoria se non è accompagnata dall’azione ».

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi


(1)La prefazione può essere letta in Internet Archive a questo indirizzo https://ia803000.us.archive.org/26/items/ScrittiPoliticiEAutobiografici/Scritti_politici_e_autobiografici.pdf
(2)Fratello di Roberto Antiochia, giovanissimo agente di Polizia ucciso a Palermo, insieme con il Vice Questore Cassarà, il 6 agosto 1985.

Dall’incipit del primo brano:

EROE TUTTO PROSA

Matteotti è diventato il simbolo dell’antifascismo e dell’eroismo antifascista. In qualunque riunione si faccia il suo nome, il pubblico balza in piedi o applaude. Comitati Matteotti, Fondi Matteotti, Circoli Matteotti, Case Matteotti. Matteotti, come l’ombra di Banco, accompagna Mussolini. E Mussolini lo sa.
Eppure, nessun uomo fu meno «simbolo», meno «eroe», nel senso usuale dell’espressione, di Matteotti. Gli mancavano per questo le doti di popolarità, di oratoria, di facilità che creano nel popolo il feticcio; e la sua vita breve non registra neppure uno di quei gesti drammatici che colpiscono la fantasia e promuovono a «eroe» il semplice mortale.
Matteotti possedeva però in grado eminente una qualità rara tra gli italiani e rarissima tra i parlamentari: il carattere. Era tutto d’un pezzo. Alle sue idee ci credeva con ostinazione, e con ostinazione le applicava. Quando lo conobbi a Torino insieme a Gobetti ricordo che entrambi rimanemmo colpiti dalla sua serietà e dal suo stile antiretorico e ci comunicammo la nostra impressione. Era magro, smilzo nella persona, non assumeva pose gladiatorie, rideva volentieri, ma da tutto il suo atteggiamento e soprattutto da certe sue dichiarazioni brevi si sprigionava una grande energia.

Scarica gratis: Scritti politici e autobiografici di Carlo Rosselli.