Al teatro comunale di Cervia la commedia di Georges Feydeau. In scena la compagnia Luigi Rasi diretta da Alessandra Casanova
“Il matrimonio è una catena troppo pesante per portarla in due, per questo sono qui ad aiutare voi e vostro marito, così saremo in tre” dice il dottor Moulineaux alla sua amante Suzanne Aubin. In questa frase c’è tutta l’ironia pungente di Georges Feydeau, autore della commedia in tre atti Sarto per signora, portata in scena dalla compagnia Luigi Rasi al teatro comunale di Cervia il 12 giugno scorso. Così, tra equivoci e bugie, a ritmo incalzante, il pubblico viene trasportato nel mondo della borghesia francese di fine Ottocento che non conosce altra ansia che quella di sfuggire alla noia attraverso il tradimento.
Il dottor Moulineaux (Davide Dima), infatti, non è l’unico infedele, come si scopre in seguito. Sta di fatto che oltre alla sua triste e devota moglie Ivonne (Caterina Marchetti), in pratica l’unica vera vittima della situazione, il dottore deve guardarsi le spalle dalla suocera che vigila, interroga, si intromette nei discorsi tra la coppia e il suo nome, Aigreville (città acida) la dice lunga, rappresentando in pratica l’incubo di ogni marito. Per questo, (mal)consigliato dal suo svampito amico Bassinet (Simone Rava) decide di prendere in affitto un appartamento per potersi incontrare in segreto con la Aubin (Enrica Gemignani).
La porta d’ingresso, però, come tenta di spiegargli Bassinet senza riuscirci, è rotta, perché la sarta che ci abitava se n’è andata in malo modo, rompendola. A Bassinet e al particolare della porta rotta non presta attenzione nessuno, cosicché nell’appartamento entreranno, non graditi, diversi personaggi: oltre al dottore e alla Aubin, anche il marito di lei (Roberto Ancherani), stufo di aspettarla giù al piano di sotto. Colto in fragrante e costretto a spacciarsi per sarto, il dottore si deve destreggiare, sempre a causa della porta rotta da cui entrano tutti senza bussare, anche con clienti femminili procaci, una per tutte l’ammiccante Pomponette (Marzia Gisone) con la suocera, con l’amante del marito dell’Aubin (interpretata da Silvia Piovaccari), che è anche una sua ex amante e moglie di Bassinet fuggita via anni prima…
Il laboratorio della sarta, epicentro della menzogna (luogo del tradimento, ma anche come ci racconta Bassinet, luogo malsano, che fa ammalare le persone e proprio per questo procurerà potenziali clienti al dottore) si trasforma nel posto che porta alla luce le infedeltà di tutti. Ed è sempre qui, però, che alla fine le tre coppie ufficiali si ricompongono, prendendo per buone le giustificazioni del rispettivo compagno o compgna, ripristinando lo status quo della coppia rispettabile e in pratica, accettando di continuare a vivere nella menzogna per potersi divertire e godere la vita.
Buona parte dell’impianto della commedia si regge sui due personaggi di Bassinet e di Moulineaux, il primo, con la sua logorrea e insistenza, incapace di farsi ascoltare, permette all’autore di sviluppare tutte le gag a partire dalla porta dell’appartamento che non si chiude. Il secondo, con la sua tendenza a mentire che culmina con la bugia più grossolana, quella di spacciarsi per sarto e che finisce con l’influenzare anche chi gli sta attorno. Quasi tutti i personaggi, infatti, mentono sulla propria identità e tentano di ingannare gli altri. Persino il cameriere, per un po’, indossando la vestaglia del dottore, è tentato di spacciarsi per lui e solo quando è messo alle strette e deve prescrivere una cura, si rivela per quello che è.
Intorno ai personaggi principali, una servitù ciarliera e smaniosa di somigliare ai suoi padroni, come avviene alla cameriera Odette (Giulia Fabbri), che accetta subito la proposta di matrimonio del cuoco Alphonse (Ettore Giallongo) che fino a poco prima non poteva sopportare. Gli unici a rimanere da soli, il cameriere saccente Etienne (Vincenzo Dicandia) e, manco a dirlo, la suocera (interpretata da Antonella Castelvetro). Ma niente paura: Etienne si precipita in ginocchio da lei con una rosa rossa in mano. Le emozioni in casa Moulineaux non sono ancora finite!
Anna Cavallo
Lo spettacolo è stato un omaggio al commediografo francese Georges Feydeau, nel centenario della morte (1862-1921), slittato a causa del Covid. Oltre agli attori già conosciuti, ci sono stati nell’occasione anche i debutti delle attrici Federica Belletti (madmoiselle D’Herblay) e Lara Mancini (madmoiselle Legrand).