Digitalizzato per Liber Liber a partire da un’edizione del 1922, quest’opera nasce molti anni prima, nel 1900, quando la Serao era condirettrice del “Mattino” di Napoli. Il volume fu distribuito nel 1901 come strenna agli abbonati, e da allora è stato periodicamente ristampato, anche ai giorni nostri (l’ultima in ordine di tempo è la riedizione del 2016 pubblicata da Intra Moenia, con il sottotitolo Galateo napoletano).
È infatti un galateo, che copre dalla nascita alla morte tutte le occorrenze mondane che potevano capitare a una famiglia dell’alta borghesia napoletana durante la Belle Époque. Si parla di fidanzamento, di balli a Corte, di inviti da ricambiare come e quando, di quanti biglietti da visita vanno lasciati e come piegati, di tessuti possibili o inadatti per un abito di gran lutto oppure di mezzo lutto.
Ma non siamo di fronte a un arido catalogo di precetti, il tono della “maestra” è comunque leggero, brillante e anche talvolta ironico. I tempi stanno cambiando, e in nome della modernità si possono anche inviare le Christmas Card, non più relegate tra la corrispondenza di soldatini e cameriere. Basta adoperare costantemente compostezza e moderazione, e si può anche concedere il fumo alle signore!
Ma su alcuni comportamenti la scrittrice non transige: il lutto, rigidamente normato e di durata prescritta, va sempre osservato con scrupolo. L’autrice, a chi le fa osservare che atti soltanto formali possono essere disgiunti dalla profonda ferita intima, risponde:
«Se, dopo poco dalla morte di un vostro caro, voi vi vestite di bianco, andate a un ballo, date una festa in casa vostra, voi non farete credere a nessuno, che il lutto è in fondo al vostro cuore. E, difatti, se guardate bene, voi stesso, in fondo al cuore, questo lutto non lo troverete.»
Il permissivismo di fronte alle novità culturali e sociali che traspare nel libro, come nota Beppe Benvenuto, è indice di pessimismo nei confronti delle svolte epocali che chiuderanno la Belle Époque, culminanti con la Grande Guerra. Ma l’affresco dell’epoca rimane ancora gradevole per le lettrici di oggi, che difficilmente potranno essere invitate a una udienza della Regina, eppure possono benissimo immaginare come si sarebbe svolta.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
IL FIDANZAMENTO
La parola è precisa; ma la cosa è tanto multiforme! Specialmente nei paesi meridionali, in cui basta che un giovanotto e una signorina si siano guardati per cinque minuti, uno dalla terrazza, l’altra dal balconcino, per credersi legati in vita e in morte, tutti quanti si chiamano fidanzati. Ma, realmente, i fidanzamenti, a questo mondo, sono tre: il primo, il più intimo, forse il più saldo, è quello di due che si vogliono bene, intensamente, profondamente e che hanno giurato di appartenersi, preferendo un celibato eterno e uno struggimento eterno, al non appartenersi: il secondo, è quello, più formale, in cui un giovane innamorato fa chiedere o chiede la mano di una fanciulla ai suoi genitori, è accettato ed è ammesso in casa, a fare la sua corte, stabilendo, in un tempo più o meno vicino, la data del matrimonio: il terzo, è il fidanzamento religioso o promessa di nozze, costume oramai caduto quasi in disuso. Del primo fidanzamento, quello tutto sentimentale, nulla si può dire in queste noterelle del saper vivere: il fidanzamento sentimentale non ha norme costanti, non ha consuetudini secondo i paesi e secondo le condizioni, non ha regole che si possano combattere o difendere; è un affare di cuore, in cui gli estranei non debbono entrare e in cui non deve entrare neanche un povero cronista.
Scarica gratis: Saper vivere di Matilde Serao.