Quando Arti visive e performative si incontrano, il risultato è un intreccio di mente ed anima in grado di lasciare senza fiato, uno scrigno incantato in cui custodire fragilità e virtù, che attraverso i racconti e il vissuto di chi ha saputo immortalare l’universalità dell’essere umano in opere capaci di sopravvivere allo scorrere del tempo, diventa un forziere in cui riporre e coltivare la propria vera essenza, amalgamando esperienze personali a riflessioni e storie lette, ascoltate, sfiorate con il tocco del cuore. Ed è proprio da una di queste storie che l’incisiva penna del cantautore capitolino Samuele Esaltato ha dato vita a “Lupo della steppa”, il suo nuovo singolo liberamente ispirato al capolavoro introspettivo del Premio Nobel tedesco naturalizzato svizzero Herman Hesse “Il Lupo della Steppa”.

In una suggestiva ed emozionante analogia con una delle più rappresentative opere sulla multiformità e la dualità antinomica della natura umana, l’artista, che riconferma la sua cifra stilistica nell’impeccabile commistione musica-letteratura presentata anche nel suo debutto “Un Maledetto” – nato dalla lettura della raccolta lirica “I fiori del male” di Charles Baudelaire -, racconta di quanto sia fondamentale riappropriarsi della propria libertà, di azione e intellettuale, condizione troppo spesso data per scontata e per questo sottovalutata nella sua accezione di crescita, di autodeterminazione individuale e collettiva. Così, come nel romanzo del 1927 Hesse descrisse il perenne conflitto tra “umanità” e “bestialità”, l’incessabile contrapposizione tra spirito e istinto, tra nobiltà d’animo, sentimenti e cultura e crudeltà, desideri impetuosi e non sublimata indole selvaggia, trovando nella consapevolezza che questa dicotomia non potrà mai essere recisa e nella riconciliazione delle due stesse parti mediante ironia e umorismo l’unica via di guarigione, allo stesso modo, Samuele Esaltato riconosce nella metafora del lupo l’emblema della società attuale, paragonando la sua indole solitaria, schiva ed esclusiva – « Come potrei non essere un lupo della steppa, un sordido anacoreta in un mondo del quale non condivido alcuna meta» – alla contemporaneità in cui viviamo.

«“Lupo della steppa” – dichiara il cantautore – è nato durante il primo lockdown, in un periodo in cui avevo perso la bussola, l’orientamento verso i miei desideri. Mi sono ritrovato senza stimoli per fare musica e per raccontare storie. Fortunatamente, un mio caro amico mi consigliò di leggere e mi prestò “Il Lupo della Steppa” di Herman Hesse, un romanzo illuminante a cui poi mi sono ispirato per creare il brano. Il libro raccontata una vicenda analoga alla mia: un uomo si era totalmente dedicato all’ozio e non voleva in alcun modo liberarsene. Un po’ come è successo, non solo a me, durante la pandemia, ove molti hanno perso stimoli nel fare ed anche nel dire. Lupo mi ha aiutato a ritrovare la strada maestra; banalmente, senza questa lettura, avrei probabilmente smesso di cimentarmi nello scrivere canzoni. Credo sia una canzone in grado di smuovere quelle corde addormentate e spero, in cuor mio, che possa aiutare anche altri a far combattere quel lupo, riprendendosi, riprendendoci, la libertà intellettuale che ci spetta».

Una libertà che va ricercata attraverso la conoscenza di se stessi e dei propri limiti, di quelle zone di comfort da cui è necessario cercare di allontanarsi per poter scorgere e scoprire nuovi mondi, fuori e dentro sé.

Posato su una cornice sonora uptempo dagli energici toni rockeggianti meravigliosamente intrisi di intime sfumature Blues, capace di accentuare ed enfatizzare il concetto di dualità, contrasto e divergenza, “Lupo della steppa”, invita ad una profonda riflessione sulla sempre più frequente incapacità di ricercare stimoli all’interno di noi stessi, fornendo uno spaccato realistico non soltanto su un’inerzia figlia di scontri emotivi ancor prima che sociali, ma anche sull’asetticità e la sterilità interiore che ne conseguono, incoraggiando l’ascoltatore a riprendere in mano la propria vita partendo dalla libertà, la libertà di essere ed esprimere la propria vera natura.

 

Biografia.
Samuele Esaltato è un cantautore, musicista e attore romano. Imbraccia la sua prima chitarra tra i banchi di scuola e, nel 2017, dopo aver studiato lo strumento sia da autodidatta che in accademia, si forma in recitazione, movimento scenico, fondamenti di dizione e fondamenti di studio del personaggio presso la “Scuola di Imprenditori di Sogni” diretta da Sergio Basile. Le sue influenze musicali risiedono nella Canzone d’Autore italiana, in particolare nell’assiduo ascolto di alcuni tra i più iconici cantautori del panorama musicale nazionale, quali Fabrizio De André, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Lucio Dalla ed Ivan Graziani. La sua tecnica chitarristica, pregna di sonorità hard rock e blues, si ispira invece a figure internazionali come Gary Moore, Eric Clapton, Rory Gallagher, Stevie Ray Vaughan, Chuck Berry, JJ Cale, B.B. King, Freddie King, Robert Johnson, Buddy Guy ed Albert Collins. Dopo svariate esperienze in qualità di attore, musicista e interprete, nel 2020 pubblica sui digital store il suo primo singolo, “Un Maledetto”, nato dalla lettura della raccolta lirica di Charles Baudelaire “I fiori del male”, seguito, due anni più in là, da “Lupo della steppa”, un’intensa riflessione sulla natura umana, liberamente ispirata al capolavoro introspettivo di Herman Hesse “Il Lupo della Steppa”, attraverso cui Samuele Esaltato invita a meditare sulla sempre più frequente incapacità di ricercare stimoli all’interno di noi stessi, fornendo uno spaccato realistico non soltanto su un’inerzia figlia di scontri emotivi ancor prima che sociali, ma anche sull’asetticità e la sterilità interiore che ne conseguono, incoraggiando l’ascoltatore a riprendere in mano la propria vita partendo dalla libertà, la libertà di essere ed esprimere la propria vera natura, con cui riconferma la sua cifra stilistica nell’impeccabile commistione tra musica e letteratura.