Il tessuto intellettuale contemporaneo si avvolge spesso in una serie di concetti enigmatici, una sorta di retorica sofisticata che promette rivoluzioni continue senza offrire sostanza.
In mezzo a questa nebbia verbale, emergono i cosiddetti “pluririvoluzionari”, individui che giocano con le parole senza offrire una vera guida per il cambiamento effettivo. Questi intellettuali, con i loro titoli accademici (veri o presunti tali) e la loro verbosità, si perdono talora in un labirinto di teorie complesse che, alla fine, non portano a nulla di concreto.
E sorge spontanea una critica acuta al fenomeno delle varie rivoluzioni epocali attuali o passate ravvisate come cause e concause di certe piaghe sociali. Ebbene, al di là della vernice accademica, queste “rivoluzioni” risultano essere poco più che etichette vuote, prive di una vera comprensione della realtà e delle sfide che essa presenta.
La globalizzazione, per esempio, viene spesso presentata come un fatto oggettivo senza considerare le sue complesse implicazioni sociali, economiche e ambientali. Mentre la descrizione dell’antropocene solleva più facilmente importanti questioni riguardo alla crescita demografica e all’impatto sull’ambiente, mancando di una riflessione critica sulle politiche e le azioni necessarie per affrontare questa sfida.
Similmente, il boom della comunicazione di massa e l’intelligenza artificiale vengono presentati come fenomeni inevitabili senza esaminare i suoi effetti sulla società e sulle relazioni umane. La questione femminile e il gender vengono trattati in modo superficiale, senza considerare le implicazioni etiche e sociali di queste trasformazioni.
Certe visioni vantano di disporre metodologie che pretendono di offrire una nuova prospettiva sulla società umana, ma finiscono per essere poco più che una pseudoscienza camuffata da rigorosa analisi sociologica. L’uso di termini complicati sembra più una parodia dell’approccio accademico che una seria proposta di ricerca.
Infine, vi è un proliferare di pubblicazioni mancanti di una chiara presa di posizione sulle questioni sociali e politiche affrontate. Invece di offrire soluzioni concrete ai problemi che descrive, ci si limita a una serie di osservazioni vaghe e generiche che non portano a nulla di significativo.
In conclusione, sono purtroppo numerosi i testi che si propongono di analizzare le sfide della società contemporanea, finendo per essere poco più di un esercizio accademico privo di sostanza. Per affrontare veramente le questioni che ci troviamo di fronte, abbiamo bisogno di una visione più critica e impegnata, che vada oltre le parole vuote e le etichette di moda.