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Dedicata ai grandi scrittori francesi del XIX secolo, Daudet, Zola, Augier, Dumas, Coquelin e Déroulède, questa raccolta (scritta con uno stile tipicamente giornalistico) fu pubblicata per la prima volta nel 1902 sulla Gazzetta letteraria, e ristampata dall’editore milanese Treves nel 1908. Una delle ultime opere di Edmondo De Amicis.
Dall’incipit del libro:
Il Daudet è lo scrittore francese più popolare in Italia dopo lo Zola. Molti, anzi, li mettono alla pari, e le nature miti antepongono all’autore dell’Assommoir l’autore del Nabab, naturalista meno spietato. La differenza che passa fra loro è più nell’indole che nell’arte. Nell’arte impiegano tutti e due quella stessa «formola scientifica» che va predicando lo Zola; procedono quasi egualmente nell’analisi degli avvenimenti e dei personaggi; tengono lo stesso andamento, e quasi la stessa maniera di ripartizione nella descrizione, che è grandissima parte, e si potrebbe [2] dire il fondo, dei romanzi di tutti e due; ed hanno somigliantissima la condotta del dialogo, benchè in quello del Daudet ci sia di più «l’accento e il gusto» della commedia. Alle volte, anzi, leggendo il Daudet, si ha per parecchie pagine un’illusione: si scorda lui e par di leggere l’altro, tanto il colore delle immagini, l’efficacia dei particolari più minuti, e il giro dei periodi, monchi dei verbi, e ingegnosamente cadenzati, son simili a quelli dello Zola. Ma in capo a poche pagine, vien fuori una pennellata, una nota musicale, un sorriso, che fa dire: no, è il Daudet. Lo stile dello Zola, come dice egli stesso, è più geometrico; quello del Daudet più snello e più di vena, ed anche più impennacchiato, che è pure il difetto che lo Zola trova nel proprio.
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