<<C’è stato un suicidio>>
<<Chi è la vittima?>>
<<Io>>
Queste sono le parole con cui ha inizio il film“Sette anime” e all’ascolto di queste primissime battute lo spettatore ancora del tutto all’oscuro di quanto sta per vedere, capisce che quello che ha deciso di vedere non è un film comune, uno di quelli che ti scorrono addosso senza lasciarti nulla.
D’altronde per nulla comune è la storia del protagonista, Tim Thomas, interpretato da un intenso Will Smith. Coppia collaudata, quella di Muccino e Smith, già insieme nel film multipremiato “La ricerca della felicità”, ancora una volta risulta vincente, dando vita ad un film, che sebbene non abbia incontrato un pari favore nella critica, è capace di muovere l’animo degli spettatori a intense riflessioni sull’autenticità di alcuni sentimenti, forse fin troppo assopiti in una società materialista e individualista come quella in cui ci troviamo a vivere.
Tra i sentimenti più dimenticati regnano la generosità e lo spirito di sacrificio, di cui il protagonista Tim Thomas si fa emblema; quello che infatti nasce in lui come necessita’ di punirsi, in seguito ad un tragico incidente stradale da lui provocato accidentalmente, ma causa della morte di sette persone tra cui la moglie di lui, si trasforma in un autentico sacrificio d’amore. Difatti Tim dopo l’incidente che ha distrutto il suo mondo, decide di donare se stesso, nel senso proprio del termine, ad altrettante sette persone meritevoli di una seconda vita, donando loro i propri organi in una sorta di graduale e premeditato suicidio.
Ciò che però non ha previsto è la possibilità di provare di nuovo amore per qualcuno, e quel qualcuno altri non è che la settima persona da salvare, la persona a cui donare il proprio cuore, Emily Posa, malata terminale, in lista di attesa per un cuore nuovo che non sarebbe mai arrivato se Tim non si fosse sacrificato per lei. Cosi in una sorta di circolarità perfetta, proprio come nella sua passata e ormai distrutta vita aveva causato la morte della donna amata, nella sua nuova esistenza, resa possibile proprio dall’amore, Tim decide di privarsi della sua stessa vita per donarla a colei che ha cambiato la sua.
Il film è certamente drammatico , ma la drammaticità che attraversa questo film non è senza luce, la luce c’è ed è l’amore. Difatti nel dolore della morte e della separazione non è tutto finito e ciò che resta non sono solo lacrime e silenzio, ciò che resta è un battito in sottofondo, quello di un cuore, che nonostante l’uomo a cui apparteneva non esista più, continua a battere sotto la pelle di colei a cui quell’uomo comunque lo aveva donato. Ciò che resta è l’amore, quello puro e autentico, capace di legare due persone, o forse due anime, oltre ogni cosa, oltre anche la morte.
Maria Teresa Gasbarrone