Londra 1983 – David Bowie è in tournèe per promuovere l’album “Let’s Dance”. Invitato da MTV incontra il vj Mark Goodman per realizzare un’intervista in diretta. Subito dopo la presentazione di rito e prima che possa iniziare con le domande, Bowie si rivolge a Goodman a bruciapelo:

“Guardando MTV negli ultimi mesi, ho notato che è un progetto solido, con un sacco di cose interessanti. Ma sono sconcertato dal fatto che vengano mandati in onda così pochi artisti neri. Perché?”.

Superati alcuni secondi di imbarazzo il conduttore, non sapendo bene cosa rispondere, cerca di aggirare l’ostacolo “cerchiamo di parlare della musica che crediamo corrisponda a quello che vogliamo sentire su MTV. L’azienda pensa in termini di trasmissioni mirate”.

Ma il Duca Bianco non è soddisfatto dalla risposta e prosegue: “Trovo invece che ci siano molti artisti neri che fanno ottimi video e mi sorprende non poco che non vengano passati su MTV”.

Ancora una volta Goodman, dopo una breve esitazione, ribatte: “Dobbiamo trasmettere musica che crediamo possa piacere all’intero paese, e siamo sicuramente una stazione di rock and roll”.

“Non credi che i neri sappiano fare rock and roll? Stai forse dicendo questo?” tuona Bowie.

Bowie con l’amico e collega Nile Rodgers, col quale ha realizzato Let’s Dance

 

A Goodman, sprofondato ormai in una situazione di completo imbarazzo, non resta che tirare in ballo la politica demografica dell’azienda: “Dobbiamo provare a fare cose che secondo noi saranno apprezzate non solo a New York e Los Angeles, ma anche a Poughkeepsie o nel Midwest… pensiamo ad alcune città nel Midwest, che sarebbero terrorizzate da… una serie di altre facce nere, o da musica nera”.

A quel punto la conversazione prende toni ancora più accesi. Bowie: “Ah si, e tu credi sia una situazione paurosa in cui trovarsi?”. Il vj, intimidito e ormai fuori controllo, ricorre a un paragone radiofonico: “Si, tanto quanto in radio”.
A quel punto il cantautore britannico si accanisce e risponde stizzito: “Smettila. Non devi dire: è colpa loro, non mia. Non credi possibile che il canale e le stazioni radio debbano essere più corrette? Rendere i media più inclusivi?”.

Gli articoli dei tabloid inglesi dopo l’intervista

Bowie, come ebbe modo di spiegare in seguito, riteneva che MTV avesse riprodotto il modello di segregazione musicale che sino a quel momento avevano usavano in radio. D’altronde Bowie aveva sempre collaborato con musicisti neri ed in particolare teneva molto all’amicizia con il musicista-produttore Nile Rodgers, che avev fortemente voluto per la realizzazione dell’album Let’s Dance.

MTV aveva a disposizione nel suo archivio solo qualche centinaio di video musicali e pochi annunci pubblicitari da mandare in onda. Quando MTV passava artisti neri era solo perché in qualche modo aveva esaurito gli altri video.

Ma l’intervista di Goodman a Bowie, raccontata in “Inside MTV”, finì per provocare una scossa nell’ambiente musicale. David Bowie era un musicista capace di influenzare le masse, amato da radio e discografici e soprattutto dai fans, che metteva in mostra senza giri di parole l’ipocrisia di un network seguitissimo. “Qui arrivava un artista che era sempre su MTV e che metteva in imbarazzo la rete” dissero i dirigenti tempo dopo commentando l’intervento dell’artista.
Se era pur vero che gli artisti neri non realizzavano molti video, va detto anche che le case discografiche non finanziavano video di artisti neri proprio perché sapevano che difficilmente sarebbero stati passati su MTV.

Tempo dopo la barriera etnica di MTV sarebbe stata definitivamente abbattuta dalla popolarità di Michael Jackson e della hit “Billie Jean”.

Insomma, quella fu un’intervista che cambiò gli eventi, tanto che lo stesso Goodman, anni dopo, ammise: “ero totalmente nel pallone, non sapevo che dire, mi è sembrato durasse un’eternità”.

 

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