Pescare, per molti, è molto più di un semplice passatempo: è una vera e propria passione, un modo per riconnettersi con la natura e con se stessi. C’è chi preferisce le acque dolci, come fiumi, laghi e torrenti, e chi invece predilige le acque salate del mare. Ogni ambiente offre scenari diversi e richiede tecniche e attrezzature specifiche. In questo articolo ci concentreremo sulla pesca nelle acque interne, con una particolare attenzione alla suggestiva tecnica della pesca a mosca, o fly fishing, come viene chiamata nei Paesi anglosassoni.

Cos’è la pesca a mosca?

La pesca a mosca è una forma di pesca sportiva che si distingue per l’uso di esche artificiali particolari, dette appunto mosche. Queste esche non imitano vermi o pesciolini realistici come accade in altre tecniche, ma riproducono fedelmente – o in modo fantasioso – insetti e piccoli organismi di cui i pesci si nutrono, come efemerotteri, plecotteri, tricotteri, formiche, grilli, cavallette, vespe e persino piccoli pesci o crostacei (come i gamberetti). Le esche vengono costruite a mano con materiali naturali o sintetici – piume, peli, fili – e sono pensate per imitare le diverse fasi di vita degli insetti: dalla ninfa allo stadio adulto (imago).

Mosche artificiali per la pesca alla trota

L’attrezzatura necessaria

Per praticare la pesca a mosca è necessaria un’attrezzatura specifica, composta da:
• Canna da mosca: realizzata in materiali come fibra di vetro, grafite o carbonio, disponibile in diverse lunghezze e azioni.
• Mulinello: di tipo particolare, progettato per bilanciare la canna e contenere la coda di topo.
• Coda di topo (fly line): una lenza a diametro decrescente che consente di lanciare esche leggere con precisione anche a grande distanza.
• Finale (tippet): un tratto di filo conico in nylon o fluorocarbon, di lunghezza variabile in base all’ambiente, alla canna e al tipo di mosca usata.
• Accessori: pinze, forbicine, retino, gilet, occhiali polarizzati, guadini e altri strumenti utili per la gestione della pesca e la sicurezza del pescatore.
Il lancio è una componente fondamentale del fly fishing: richiede tecnica, coordinazione e allenamento, poiché lo scopo è far poggiare l’esca sull’acqua in modo naturale e delicato, simulando il comportamento reale dell’insetto.

Le tecniche principali

Nel fly fishing si distinguono principalmente tre tecniche:
1. Mosca secca: si utilizza quando i pesci si alimentano in superficie. Le esche galleggianti imitano insetti adulti (imago) che si posano sull’acqua. È la tecnica più affascinante, poiché consente di vedere l’attacco del pesce in tempo reale.
2. Mosca sommersa: le esche imitano insetti nello stadio sub-imago o ninfe che nuotano poco sotto la superficie. Questa tecnica si rivela efficace quando i pesci si nutrono sotto il pelo dell’acqua.
3. Streamer: impiegata per insidiare pesci di maggiori dimensioni, imita piccoli pesci, rane o creature acquatiche. Le esche, spesso voluminose, vengono lanciate e recuperate in modo attivo, con strappi e movimenti irregolari per stimolare l’aggressività dei predatori.

Dove praticare la pesca a mosca

Torrenti, fiumi e laghi, sia naturali sia artificiali, ospitano una fauna ittica interessante. È fondamentale, tuttavia, informarsi preventivamente sui tratti in cui la pesca è consentita, verificando:
• Se basta la licenza di pesca per acque interne (rilasciata dalla Regione);
• Se è richiesto un permesso specifico, da acquistare per determinati tratti;
• Se sono presenti zone no kill, dove è obbligatorio il rilascio del pesce catturato secondo la filosofia del catch & release. Queste zone sono spesso indicate con cartelli e regolamentate da normative precise: qui si può pescare solo con ami senza ardiglione per minimizzare lo stress e il danno ai pesci.

Le specie ittiche presenti

La specie regina della pesca a mosca è sicuramente la trota, in particolare:
Trota fario (Salmo trutta fario): autoctona, diffusa nei torrenti di montagna, molto sensibile alla qualità dell’acqua.
Trota iridea (Oncorhynchus mykiss): specie alloctona originaria del Nord America, spesso immessa per ripopolamento o gare. Pur offrendo combattimenti entusiasmanti, è considerata invasiva e dannosa per le specie autoctone, in quanto predatrice di uova e avannotti di trota fario. Per questo, la sua rimozione dai corsi d’acqua può rappresentare un’azione ecologicamente utile.
Oltre alla trota, però, meritano attenzione anche:
Cavedano (Squalius cephalus): ciprinide diffidente, richiede prontezza nella ferrata, si insidia spesso con mosca secca o sommersa.
Temolo (Thymallus thymallus): salmonide delicato e raro, ama acque limpide e ben ossigenate. Si nutre di piccoli insetti, quindi richiede esche molto leggere e precise.
Persico trota o black bass (Micropterus salmoides): presente in alcuni laghi, si insidia con mosche voluminose e popper, esche galleggianti che producono suoni stimolanti per questo predatore.

Una pesca sostenibile e gratificante

La pesca a mosca non è solo una tecnica, ma una filosofia che valorizza l’osservazione, la pazienza e il rispetto per l’ambiente. Il catch & release, praticato con ami senza ardiglione e mani bagnate, consente di rilasciare i pesci in condizioni ottimali, garantendo la continuità degli ecosistemi acquatici. Quindi, perché non provare? Che siate pescatori esperti o curiosi alle prime armi, la pesca a mosca può offrire emozioni autentiche, immersi in scenari naturali mozzafiato, con la consapevolezza di praticare un’attività sportiva sostenibile e in armonia con la natura.

Franco Faggiano, pesca a mosca dal lontano 1980, prediligendo la pesca della trota nei torrenti di montagna. Pratica attivamente il catch & release nel rispetto ambientale e nella tutela delle specie ittiche catturate.

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