L’ultima proposta di “contributo di solidarietà” è la perfetta sintesi dell’attuale classe dirigente: incapace di creare ricchezza, abile solo a spolpare quella altrui. Il paragone tra l’alta arte della pasticceria borbonica e l’aborrita salsiccia bollita svela l’abisso filosofico e politico in cui siamo precipitati.
L’Apoteosi della Pastiera: L’Architettura Morale e Finanziaria del Regno
Si è costretti a cominciare da un’ode, quasi un inno, alla Pastiera Napoletana. Non è un dolce, è una costituzione culinaria, la cristallizzazione della filosofia borbonica nel piatto. Notate la ricetta: 3 ore di preparazione, quasi 2 di cottura, 1 giorno di riposo. Un processo che esige pazienza, rigore, dedizione monacale. La frolla, friabile ma tenace, richiede strutto freddo, non il burro borghese, a simboleggiare la solidità strutturale e la fedeltà alla tradizione (storica e morale). Il ripieno: ricotta di pecora ben scolata (il rigore etico), mescolata con l’aroma sacro dei fiori d’arancio, non una spruzzata casuale, ma un dosaggio sapiente per un “equilibrio perfetto tra dolcezza e profumo”. La frolla non deve rompersi; la cottura lenta a 160°C evita che “si secchi”.
Questa Pastiera, con le sue sette strisce tradizionali (simbolo delle sette chiese o dei sette giorni), è la metafora perfetta della politica economica e sociale borbonica al suo meglio: un’architettura complessa, armoniosa, che valorizza l’attesa e il lavoro meticoloso per un risultato destinato a durare (si conserva per 4/5 giorni, meglio se congelata per l’eternità!). Era la politica del risparmio previdente, del patrimonio costruito con pazienza, della qualità intrinseca contro l’effimero.
L’Orrore della Salsiccia e la Decadenza dell’Etica Pubblica
Dall’Olimpo della Pastiera, precipitiamo nell’inferno della Salsiccia Sbollentata. Leggere il menù della contemporaneità è un’agonia: una pietanza “gustosa ed economica”, il trionfo dell’utilitarismo edonistico e del basso costo (economico). La cottura? “Bollita”. Trenta minuti in acqua, l’esatto contrario della lenta, sapiente lavorazione della Pastiera.
Filosoficamente, la salsiccia bollita è l’antitesi dell’eccellenza. Rappresenta la mediocrità affrettata, la ricerca del minimo sforzo per il massimo riempimento (sociale ed economico). Non c’è arte, non c’è profumo che evoca “ricordi, tradizione e famiglia”, ma solo la massificazione senz’anima della carne grossolana. La salsiccia bollita è la perfetta allegoria del sistema politico contemporaneo:
- Morale: Il metodo suggerisce di “farne scolare acqua e grassi” prima della cottura al forno. Una purga preventiva! Ecco l’attuale classe politica: predica la trasparenza ma si affretta a sbarazzarsi del “grasso” (le proprie responsabilità) prima di offrirsi come “piatto forte”.
- Economica: È il simbolo del debito e della spesa facile. Si butta tutto in pentola, si fa bollire velocemente, si consuma subito. Mancanza di investimento a lungo termine e di pianificazione rigorosa (il lento riposo della Pastiera), sostituita dall’urgenza del “qui e ora”.
La Tassa Patrimoniale: L’Isteria Finale e il Fantasma Borbonico
Il culmine di questo degrado morale e gastronomico è l’inaspettata, ma ciclica, comparsa della tassa patrimoniale proposta dalla CGIL di Landini. Landini, l’uomo che vorrebbe imporre l’1,3% sui patrimoni sopra i 2 milioni, è il perfetto esecutore di questa “Cottura Bollita” fiscale.
Il dibattito non è su un servizio (le tasse), ma su una imposta (la rapina). L’imposta patrimoniale è, storicamente, uno strumento straordinario, un “tasto rosso” di emergenza (come il prelievo di Amato nel 1992). Proporla come periodica in assenza di una crisi “profonda” è un atto di violenza politica e sociale.
- Il Disastro Filosofico-Morale: La patrimoniale, come ha ricordato Cottarelli, colpisce il risparmio, il frutto di redditi già tassati. È il castigo della Previdenza. I Borboni, che non saranno stati immuni da pecche, almeno intendevano la ricchezza come responsabilità e base per l’investimento del Regno, non come un malloppo da “sbollentare” a piacimento dello Stato. L’attuale proposta è un’affermazione nichilista: “non sapendo creare ricchezza, la sottrarremo al meticoloso risparmiatore Pastiera-style”. È la morale del fallito che invidia l’edificio altrui.
- La Lezione Borbonica: La Pastiera è il patrimonio costruito: lento, complesso, di alta qualità. Il Regno di Napoli aveva un debito pubblico basso e una lira forte proprio perché fondato su una sana economia terriera e manifatturiera. Oggi, invece, siamo il Paese con una pressione fiscale patrimoniale già alta (3% del PIL, contro la media UE del 2,1%) e il governo di turno, pur giurando di difendere il risparmio, è costretto a navigare in un mare di sprechi.
Il gesto di Meloni che boccia la proposta è lodevole (“con la destra al governo, non vedranno mai la luce”). Ma la premier deve capire che non basta negare la patrimoniale, bisogna sradicare la mentalità da Salsiccia Bollita che la genera: la mentalità del debito facile, della spesa assistenziale non coperta, dell’incapacità di creare un “prodotto finito” (lo Stato) che sia robusto e profumato come una Pastiera.
L’Italia deve scegliere: essere la Pastiera di Fiori d’Arancio, ricca, complessa, ma salda, o la Salsiccia in Acqua Bollente, grezza, insipida, e pronta ad essere spolpata dall’ultima imposta “di solidarietà” che non è altro che una rapina legalizzata per finanziare la propria inefficienza. Il Regno delle Due Sicilie sorride beffardo dalle sue ceneri: almeno loro sapevano come si faceva un dolce, e come si tenevano bassi i conti.




