Il primo romanzo di Mauro Casaroli è un noir impastato di sangue, ambientato in una New York notturna e violenta. Anzi, no: è un testo di filosofia morale, in cui ci si interroga sul significato della libertà dell’uomo, della civiltà, della natura del male. I due aspetti sono assolutamente inscindibili. Il libro si legge d’un fiato: buon per voi, perché vi ritroverete alla fine accorgendovi di avere i muscoli contratti, i polmoni dolenti per aver troppo trattenuto il fiato, e la testa piena di interrogativi.
Andrew, un regista sempre alla ricerca di sensazioni forti, entra in contatto con uno stranoe affascinante personaggio femminile, Lara, e con i suoi amici, che intendono servirsi di lui per veicolare attraverso il cinema le loro idee. L’incontro segna una svolta decisiva nella vita del regista: scegliendo Lara, egli sceglie il rifiuto delle regole e delle convenzioni, sceglie di lasciare affiorare la violenza e il male che sono in ciascuno di noi, le pulsioni animali primitive e fondamentali, il disprezzo assoluto per gli altri. «Noi siamo ancora selvaggi e abbiamo bisogno di sentircelo addosso ancora, ogni tanto», afferma Lara. L’orda primordiale, la violenza scatenata, è quella capace di abbattere il grande totem, la civiltà che conosciamo, di distruggere l’umanità stupida e degenerata che ci circonda, perché la selezione naturale non opera più. Non è la civiltà, infatti, ma il caos che può imporre una potente spinta selettiva.
L’atmosfera e i dialoghi sono da romanzo hard-boiled, ma è difficile trovare un’etichetta. Sarà inevitabile pensare alle teorie di Darwin e all‘Ãœber-Mensch di Nietzsche, che si è liberato, come Lara, dai concetti di bene e di male della morale corrente e per il quale ciò che conta è il presente. La scrittura è asciutta, con frasi dirette e secche come rivoltellate a bruciapelo.
Cercate di non farvi beccare.
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