Ombre e fulgori è la terza ed ultima raccolta pubblicata nella Collana di Corallo dell’Eroica nel 1929, dopo Natura ed Anima ed Epigrammi lirici che già abbiamo presentato.

Abitualmente Dini non accetta di descrivere la natura secondo forme paganeggianti, essendo i suoi ideali e le sue immagini conseguenti di tipo essenzialmente religioso. Ma in questa raccolta la serenità con la quale la natura viene contemplata dal poeta, il quale attribuisce alla natura stessa le particolari caratteristiche del suo stesso spirito, rispecchia in maniera limpida paesaggi suoni e colori; questo consente anche alle Ninfe di trovare il loro posto tra le ombre boschive, sbucando dai verdi antri, danzare sui margini di questi, incontrare i satiri, trovare infine Diana nel suo riposo:

«[…] Scattan dai tronchi smeraldine driadi, affioran glauche naiadi dall’acque, baldi e procaci qua e là folleggiano gli arguti ispidi satiri cornipedi. Ferve di cori e d’imenei la selva. E di lassú, dal sommo dell’opposta montagna, l’apollinea cetra d’oro raggianti armonïose onde diffonde ampie e con echi profondi; e ne freme dalle vette piú ardüe sin dove mi giunge l’occhio, estatica la terra. A’ piè mi s’apre una valletta, e ivi rosea tra il verde riposa Dïana […]»

Ancora una volta troviamo, o forse la indoviniamo, la Garfagnana, coperta dalle sue boscaglie, aperta nelle sue radure.

Ettore Cozzani rivendica con decisione la «sua originalità tutta personale» nonostante l’ambientazione delle sue poesie lo sottoponga alla tentazione dei ricordi e riviviscenze che la sua cultura letteraria avrebbe potuto generare in lui; «egli non ha mai un solo ricordo di tutti questi poeti né antichi né moderni». Ci sono però le somiglianze di ispirazioni estetiche, per esempio nell’amore per una solitudine di campagna popolato soltanto di vaghe visioni femminili, con Francesco Petrarca. Se pensiamo a “nova angioletta sovra l’ale accorta” e poi leggiamo:

«Quando, poc’anzi, vidi giú pel clivo scender fanciulla bionda ch’empiva l’aria di gioia canora, nella memoria mi rifluí onda colorata d’aurora e levante in suo corso inno giulivo. Mi piace ad ora ad ora fermare o indugiar l’orme a piú soavemente sentir fluire in me quella corrente e in me rider le dolci umane forme.»

ritroviamo del Petrarca il verso asciutto e il rispondere l’adeguatezza della forma al palpito interiore. Ma la “fanciulla bionda” è creatura più viva e reale, di bellezza giovane e schietta.

Nelle raccolte successive si troveranno poi i compimenti degli elementi mistici che abbiamo sottolineato in queste raccolte degli anni ’20 dello scorso secolo; nel palpito della fede che lo ha sempre sostenuto ogni cosa gli appare viva ed evidente, scompaiono i misteri. Il passaggio dall’umano al sovrumano testimonia il ritorno alla purezza originaria. L’intero significato della sua religiosità, sia quando vede il divino nella natura, sia quando questa lascia trasparire le sue creature misteriose, consiste nel tornare fanciulli.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

La prima poesia della raccolta: Rancura:

Ogni moto dell’essere m’è pena.
Guardo dintorno a cercar pace, e vedo
velarsi d’ombra ogni ridente scena.
April, che gioia rimena,
mi sembra un triste äutunnal congedo.
E quella che m’appare
tra il dolore figura
d’una dolce ai miei sogni giovinetta
anche m’offende. Sono una rancura
strana, selvaggia, a cui solo diletta
sentir le piaghe del cuor sanguinare.

Scarica gratis: Ombre e fulgori di Olinto Dini.