Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Un’esplorazione nel futuro di Herbert George Wells.
Questo famoso romanzo di Wells è solitamente considerato un romanzo di fantascienza per ragazzi o poco più; benché si possa leggerlo in quest’ottica, in realtà vi si manifesta anche la visione sociale dell’autore, perfettamente cosciente della situazione dell’Inghilterra della rivoluzione industriale. Estrapolando (piuttosto ingenuamente, per la verità, agli occhi di noi posteri) tale situazione fino a un incredibile futuro distante più di 800.000 anni da noi, ne trae la visione di un’umanità che di umano conserva poco o nulla. Senza voler troppo anticipare, in quella lontanissima epoca gli esseri umani si sono divisi in due gruppi: entrambi hanno perso le loro caratteristiche umane, pur presentandosi in modalità totalmente diverse. Entrambi mancano di quel “senso di sé”, della consapevolezza dell’umana dignità, il che sfocia negli uni (gli Eloi) in una vita superficiale e vacua, negli altri (i Morlocks) nell’abbrutimento di un lavoro meccanico e in una violenza cieca.
Tralascio qui altri aspetti al riguardo, che vengono rapidamente tratteggiati nelle note che accompagnano il testo, insieme con osservazioni e chiarimenti.
Sinossi a cura di Roberto Rogai
Dall’incipit del libro:
L’Esploratore del tempo (non credo conveniente chiamarlo in altro modo) ci esponeva un misterioso problema. I suoi occhi grigi e lustri sfavillavano, il suo volto, ordinariamente pallido, era rubicondo e animato.
Nel caminetto c’era un bel fuoco, e la dolce luce delle lampade a incandescenza, in forma di argentei gigli, si rifletteva sulle bollicine che salivano, luccicanti, nei nostri bicchieri.
Le poltrone, costrutte secondo i modelli dell’Esploratore del tempo, non fornivano un incomodo sostegno ai nostri corpi, ma li ricingevano carezzevolmente, mentre si aspirava quell’aria voluttuosa del dopo pranzo, che lascia vagare piacevolmente i pensieri, liberi dai legami della precisione.
Ed egli ci spiegava la cosa, vivamente gestendo in certi punti, mentre noi, adagiati sulle poltrone, ammiravamo la facondia e l’ardore, coi quali sosteneva ciò che noi credevamo allora un nuovo suo paradosso.
— State ben attenti! – diceva. – Ora devo ribattere una o due idee universalmente accettate. La geometria, per esempio, che vi hanno insegnata nelle scuole, è basata su d’un malinteso.
— E non si entra di tal modo in materia con una ben grossa questione? – osservò Filby, sofistico personaggio dalla capigliatura rossastra.
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