Podcast: Apple Podcasts | RSS
(voce di SopraPensiero)Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub La regina delle tenebre di Grazie Deledda.
Il titolo di questa raccolta di sei novelle viene dalla prima di esse: «La regina delle tenebre«. Racconta di una ragazza geniale e solitaria che vive il dramma di molti giovani, in conflitto col mondo che li circonda a causa della loro creatività.
La seconda tragicomica novella, «Il bambino smarrito«, narra di un uomo che, in piena crisi esistenziale, non riuscendo più a gustarsi la vita, decide di suicidarsi in un bosco durante una bellissima serata d’autunno. Ma quando sta per mettere in atto i sui propositi, incontra un bambino fuggito da casa […]
Nel terzo racconto, «Le due giustizie«, un uomo viene accusato di un omicidio ingiustamente. Avrà la fortuna di conoscere la giustizia di Dio, dopo essere stato vittima di quella degli uomini.
Nella «La giumenta nera«, quarta novella della raccolta, un giovane, sensibile e colto, si trova immerso ad un ambiente gretto e truffaldino a cui cerca di opporsi.
La storia di Alessandra («Sarra» in sardo, da cui il titolo) è il quinto racconto, dove una ragazza, umiliata e bistrattata, è costretta a sposarsi contro il suo volere.
«Primi baci» chiude la raccolta. Racconta le sensazioni e le difficoltà di due giovani alle prese con i primi amori.
Dall’incipit del libro:
A venticinque anni, bella, ricca, fidanzata, senza aver mai provato un dolore veramente grande, un giorno Maria Magda si sentì improvvisamente il cuore nero e vuoto.
Fu come il principio d’un malore fisico, che andò di giorno in giorno aumentando, allargandosi, spandendosi.
Ella era felice in casa sua, e un’altra felicità l’aspettava. Ma per raggiungere la nuova felicità, doveva abbandonare l’antica, e le sembrava che allora il rimpianto della famiglia lontana, della dolce casa paterna, della libertà perduta, della patria abbandonata, le avrebbero dato una indicibile nostalgia, avvelenandole la nuova felicità. C’erano ore nelle quali, specialmente di notte, al buio, ella provava una profonda angoscia, vivendo nel futuro.
Allora riapriva gli occhi, guardava intorno la camera soffusa di dense penombre, e pensava:
— No, non lascierò nulla, non abbandonerò nulla, mai, mai!
E allora? E il sogno d’amore da lunghi anni accarezzato? Ah, la felicità presente era incompleta, non era neppure felicità al paragone dell’altra. E in certe ore, specialmente nei teneri vespri di viola, ella si struggeva, come mai, nel desiderio del caro lontano.
Talvolta pensava che la vera felicità poteva essere nel fondersi assieme del presente e del futuro, nel viver assieme allo sposo nella casa paterna.